Gli erano stati concessi gli arresti domiciliari per motivi di salute ed era stato scarcerato lo scorso dicembre. La pm Maria Cristina Ribeira aveva fatto però appello al tribunale del Riesame per revocare il provvedimento e disporre di nuovo la detenzione dell’esponente del clan Mallardo in carcere in regime di 41 bis. Gli avvocati di Amicone, Antonio Russo e Antimo D’Alterio, non accettano la decisione del Riesame e portano il caso in Corte di Cassazione.
Oggi è arrivata la decisione degli ermellini, che hanno annullato l’ordinanza del tribunale del Riesame. Giulio Amicone resta a casa e non torna in regime di 41 bis. Per il ras della cosca giuglianese non si riaprono le porte del carcere.
Il boss fu arrestato nel febbraio del 2013. Era ricercato da oltre un anno, fu rintracciato in casa di una donna di 38 anni. I carabinieri fecero irruzione in un appartamento al terzo piano in via Oasi del Sacro Cuore, dove trovarono Amicone e la proprietaria della casa, una 38enne del luogo. Al momento dell’irruzione l’uomo non oppose resistenza, lasciandosi pacificamente ammanettare. Amicone fu coinvolto già nell’operazione “Lilium” messa a segno dai carabinieri del Ros, dove finirono in manette 18 persone, accusati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata e detenzione di armi da guerra.