Un’indagine durata sei mesi e mezzo e un processo che si apre, con i due imputati che hanno chiesto il rito abbreviato. Si aprirà il 17 luglio il processo nei confronti di Salvatore e Benito Belforte, rispettivamente figlio e fratello del boss di Marcianise Domenico Belforte, detenuto in regime di 41bis.
32 anni il primo, 45 il secondo, sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere di stampo camorristico e di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Salvatore è addirittura accusato di aver chiesto il pizzo mano nella mano con la figlioletta di tre anni.
Il loro obiettivo era naturalmente quello di rafforzare il clan Belforte, indebolito da pentimenti e arresti, ma una compagine criminale ancora viva e attiva. Le vittime erano semplici commercianti: dal negoziante di frutta all’imprenditore edile, tutti costretti, attraverso minacce ripetute, a pagare tangenti.
Dopo un periodo di assestamento, con la scarcerazione di Maria Buttone, e il suo ritorno a Marcianise, il clan era ritornato a batter cassa. Del resto uno dei vecchi business dell’organizzazione era proprio la richiesta di tangenti a commercianti inermi. Questa volta la magistratura è arrivata in tempo e ha stroncato sul nascere questo ritorno alle vecchie abitudini criminali.