Giugliano. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere i tre presunti estorsori ritenuti appartenenti al gruppo delle palazzine fermati l’altro giorno, in un’operazione dei carabinieri guidati dal capitano De Lise, con l’accusa di estorsione aggravata. L’udienza di convalida si è tenuta stamani nel carcere di Secondigliano dinanzi al gip Coppola del tribunale di Napoli Nord.
Il fermo non è stato convalidato ma Aniello Di Biase ‘Paparella’ (difeso dagli avvocati Celestino Gentile ed Alessandro Caserta), Vincenzo Micillo e Domenico Smarrazzo (difeso dall’avvocato Rino Amelio) restano in carcere perchè secondo il gip restano le esigenze cautelari. Il reato, accogliendo la tesi difensiva, passa però da estorsione a tentata estorsione. Secondo l’inchiesta dei militari dell’Arma, infatti, l’ala scissionista giuglianese ha chiesto 5mila euro ad un commerciante. La prima richiesta sarebbe stata avanzata da Enis, il 22enne di origini marocchine poi ucciso in un agguato in via Colonne, e dopo il rifiuto la vittima sarebbe stata condotta a casa di Nello.
Il presunto ras avrebbe ripetuto la richiesta insieme agli altri due indagati. L’imprenditore, però, non ha ceduto alle richieste del pizzo di Ferragosto, presentando denuncia ai carabinieri che poi li hanno fermati.
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