A Marano la presentazione del libro di Pietro Nardiello

Nessuno poteva crederci quando arrivò la notizia. Nessuno di quelli che ci erano stati, avevano vissuto, goduto di quella magia che si crea solo durante una vacanza in un campeggio. Quella comunione di spiriti che si respira impalpabile, ma presente, passeggiando tra i vialetti illuminati da luci dolci. O parlottando di ritorno dal mare con il tuo vicino. Quando guardi gli altri e ti sembra di avvertire un senso di fratellanza. Con tutti. Se tutto questo è spazzato via, se ne va un sogno, meraviglioso. E Un sogno meraviglioso (grauseditore) è proprio il titolo del volume di Pietro Nardiello. Non vuole essere un libro di cronaca quello di Pietro Nardiello, giornalista e scrittore, con alle spalle numerosi successi editoriali che si prefigge di ripetere con questo volume. La vicenda a cui sottende il libro è quella tristemente nota come la “tragedia di Soverato”, nella quale, sommersi da un vero e proprio tsunami di fango, all’interno del camping “Le Giare”, perirono tredici persone, alcune delle quali disabili. Un torrente troppo vicino al campeggio, una di quelle casualità, non tanto casuali, su cui troppo spesso in Italia, si accendono i riflettori della cronaca. Lo struggente ricordo è legato alla permanenza dell’autore in quel campeggio, in cui conobbe anche quella che sarebbe poi diventata sua moglie. Fino a quando, dopo qualche tempo, apprende la tragica notizia dal telegiornale che parla di quel luogo di sorrisi, di divertimento, cancellato per sempre da qualcosa che ora parla di morte. Di quella che, forse, era una tragedia prevedibile. Ecco un estratto dal rapporto dei Vigili del Fuoco: “L’ondata assassina è arrivata poco prima delle 5 del mattino. Ed ha sorpreso nel sonno tutto il campeggio, dove insieme ai soliti turisti c’erano tanti disabili organizzati in una specie di colonia. È stata una strage”.

Vite spazzate via, come i loro sogni. Anche quelli, certamente meravigliosi. In un romanzo la fantasia cerca di riappropriarsi della memoria. Di restituire le istantanee di quella “bella estate”. Quei volti, quelle vicende, rivivono ancora una volta, come in un feedback amaro e allo stesso tempo toccante.

 

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