Alfonso Golia a Campania Oggi: “La maggioranza di Matacena non ha un progetto comune per Aversa”

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L’ex sindaco di Aversa, Alfonso Golia, ha raccontato al direttore di Tele Club Italia Giovanni F. Russo la sua vita dopo il mandato, offrendo un bilancio sui primi sei mesi della nuova amministrazione e una riflessione sul futuro della politica locale.

Sono ormai sei mesi che ha lasciato il ruolo di sindaco. Come sta vivendo questo nuovo capitolo della sua vita?

In realtà, sono più di sei mesi: dal mese di ottobre 2023 non ricopro più il ruolo di primo cittadino. La mia vita è cambiata in modo significativo, oggi è più semplice e meno impegnativa. Le priorità sono cambiate, ma l’amore e l’interesse per la città restano immutati. Quando una persona è innamorata del proprio territorio, continua a dare il suo contributo, anche da una posizione diversa. È una passione dalla quale non si guarisce.

Ha avuto modo di osservare da fuori la nuova amministrazione guidata da Franco Matacena. Come giudica i primi sei mesi del suo operato?

Dare un giudizio dopo soli sei mesi non è semplice, ma ciò che posso dire è che noto una mancanza di coesione politica e di visione condivisa. È evidente che ci sono difficoltà nel portare avanti principi fondamentali, come la promozione della dignità della persona e il rilancio della città. Quello che mi preoccupa di più è l’assenza di un collante politico che unisca la maggioranza verso obiettivi chiari e condivisi. Questo può diventare un problema serio per il futuro della città.

Durante l’amministrazione Matacena, ci sono state alcune criticità, come la gestione delle luminarie natalizie. Qual è il suo parere a riguardo?

Credo che il problema principale sia stato il tempismo. Tutti sappiamo che il Natale arriva il 25 dicembre e conosciamo le tempistiche burocratiche. Forse è mancata una pianificazione adeguata. Questo dimostra che la macchina amministrativa non è un’azienda privata: richiede tempi lunghi e una conoscenza approfondita dei processi. Anche noi, durante il mio mandato, abbiamo affrontato difficoltà simili, ma la chiave è anticipare i problemi e prepararsi per tempo.

Aversa sembra aver perso il suo ruolo centrale nel contesto politico locale. Da leader dei comuni vicini, oggi è vista quasi in secondo piano. Perché è accaduto?

È vero, un tempo Aversa era un punto di riferimento per i comuni vicini. Oggi la situazione sembra essersi capovolta, e questo è il risultato di una perdita di peso politico e di una frammentazione valoriale. La politica cittadina è diventata frammentata e priva di una visione condivisa. Piccoli gruppi cercano di influire sulle scelte generali senza però costruire una strategia complessiva. Questo fenomeno non riguarda solo Aversa, ma è un problema che vediamo anche su scala nazionale e internazionale.

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In città gira voce che il Presidente del Consiglio Comunale, Giovanni Innocenti, sia una sorta di “sindaco ombra”. Lei cosa ne pensa?

Non credo a questa teoria. Conosco bene Giovanni Innocenti, è una persona intelligente e con esperienza. È vero che ha un ruolo importante e il sostegno di alcuni consiglieri comunali, ma questo fa parte delle dinamiche politiche. Non vedo in lui una figura che agisca nell’ombra. Penso invece che il sindaco Matacena debba riuscire a definire meglio le linee guida della sua amministrazione per evitare che si creino queste voci.

C’è un consiglio che si sente di dare al sindaco Matacena?

L’unico consiglio che mi sento di dargli è di stare di più tra le persone. Fare il sindaco significa ascoltare i cittadini e vivere in mezzo alla comunità. A volte il ruolo può portare a una certa solitudine, ma è fondamentale mantenere un contatto diretto con i problemi e le esigenze della gente. Meno ore nel Comune e più ore in strada, tra i cittadini: questo è il mio consiglio.

Parliamo del centrosinistra. Alle ultime elezioni non è riuscito nemmeno ad arrivare al ballottaggio. Come si può ripartire?

C’è uno scollamento evidente tra le varie forze del centrosinistra, dovuto anche alla delusione per il risultato elettorale. Credo che dobbiamo tornare tra la gente, ascoltare le loro esigenze e costruire una connessione autentica. Abbiamo bisogno di creare una piattaforma di confronto aperta, con pochi obiettivi ma chiari, e di coinvolgere soprattutto i giovani. È fondamentale ricostruire un tessuto politico e sociale che metta al centro il bene comune.

 L’ultima domanda è sulla sua carriera politica. Se tornasse in politica, quale ruolo le piacerebbe ricoprire?

La politica, per me, non è legata a un ruolo istituzionale. Anche una nonna che insegna al nipote come fare la raccolta differenziata fa politica, perché contribuisce al bene comune. Detto questo, fare il sindaco è un’esperienza unica: sei ogni giorno a contatto con la tua comunità, vivi le sue difficoltà e cerchi di risolverle. Se dovessi scegliere, tornerei a fare il sindaco di Aversa.

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