Alla scoperta di Arek Milik. Che giocatore è il polacco proveniente dall’Ajax?

Storia particolare quella di Milik, storia complessa, storia che sembrava renderlo promesso sposo della Juventus, ma a quanto pare no. Milik a Napoli. Sembrava essere promesso alla Juve perché nasce e cresce in una città dove la famiglia Agnelli ha aperto lo stabilimento che costruisce le Fiat Panda togliendo lavoro agli italiani, per inciso.

Ma torniamo alle note squisitamente calcistiche, perché di calcio siamo qui a parlare ed abbiamo solo di contorno la storia di Arek Milik, perché ci tornerà utile. Cominciamo col dire che la valutazione è complessa, sia per la caratura del calciatore, che si trova ancora nel limbo tra i grandi attaccanti ed i buoni attaccanti, sia perché l’Ajax è talmente un’isola felice, ed il campionato olandese, così una cosa a sé stante, che le valutazioni dei calciatori sono di quanto più complesso ci possa parare di fronte.

L’Ajax è da sempre una fucina di talenti più unica che rara, tutti cresciuti in un sistema che esalta alla follia ogni singolo pregio di ogni singolo calciatore, cosicché anche un ragazzino normale, sembra valere una carrettata di soldi. Purtroppo però per tutte le squadre e per quasi tutti i talenti venduti all’estero, è servito un periodo di ambientamento di almeno un anno, sia perché passano dal dorato mondo di Amsterdam dove vengono presi bambini e vengono costruiti in laboratorio, sia perché l’Eredivisie è davvero troppo debole come campionato: gli esordi di Eriksen, Alderwiereld, Vertonghen, Van Der Wiel, persino Blind sono stati traumatici, se non vogliamo contare i fallimenti di Sulejmani, El Hamdaoui, Emanuelson o Babel, i problemi avuti da Huntelaar al Real ed al Milan.

Tutto questo se aggiunto al fatto che Milik è un attaccante e come tale soggetto al sistema di gioco della squadra, fa sì che ad oggi nessuno può sicuramente dire che il polacco spaccherà la Serie A, oppure che il polacco sicuramente fallirà. E’ un cantiere.

Il 4-3-3 di De Boer, misto a 4-2-3-1 ha esaltato come non mai il talento delle fasce, fasce perfette per superare l’uomo in dribbling ed hanno reso Milik solo una punta che libera spazi e ribadisce in rete. Purtroppo il polacco in questi anni ha dato l’impressione di poter andare seriamente in difficoltà non appena i ritmi e la qualità del gioco degli avversari si dovessero alzare di alcune tacche, non a caso l’esperienza in Germania è stato un completo fallimento.

Non è velocissimo e non è in grado di guidare una transizione offensiva. Non ha la reattività nello stretto che gli può permettere una progressione a seguito di un dribbling, dribbling che è ottimo per un giocatore che supera il metro e 85 ma che è estremamente prevedibile perché sembra Insigne a piede invertito. Milik il destro lo usa solo per salire sull’autobus.

Arek non è un giocatore investito dalle sante mani di D10S anche se ne condivide il piede, è un calciatore che si è costruito da solo, partendo da ala destra come lo vedeva De Boer (mannaggia a lui) per poi diventare punta. Non è uno specialista in nulla, ma è bravo in tutto ed ha ottimi fondamentali uniti ad un’ottima tecnica di base che lo rendono elegantissimo nei movimenti, ed in Olanda di punte eleganti ne capiscono.
Nel 4-3-3 si è dovuto adattare alla moltitudine di esterni nati in casa Ajax e col tempo è stato sempre di più al centro dell’azione di gioco abbinando ottime doti realizzative a ottime medie di assist a partita rispetto al ruolo competente. Non è però al centro dell’azione di De Boer a differenza di quanto sarebbe con Sarri perché il gioco all’Ajax passa sempre, SEMPRE, dagli esterni, estremizzando la spettacolarizzazione che ha ideato Cruijff e l’ampiezza voluta dall’Arancia Meccanica, tant’è che la media di rimesse laterali nelle partite dei Lancieri è altissima.

Milik però può essere favorito dal gioco di Sarri più di quanto non lo sia stato dall’olandese perché è molto bravo a venire incontro al pallone per far guadagnare velocemente metri alla manovra ed è bravo a fare un gioco a 3  dove Milik andava sull’esterno per fornire la linea di passaggio, per poi servire Klaassen che o andava in porta o serviva l’ala sull’altra fascia che a sua volta puntava l’uomo, e scaricava al centro per Milik. Questo giochino ha reso all’Ajax la bellezza di… 0 titoli in due anni, cosa che non accadeva dagli 1999-2001, ma che ha reso a Milik 32 gol in 2 anni, che sembrano nemmeno tantissimi ma che sono un record per il campionato olandese: il più giovane a sfondare quota 30 gol. In un campionato che ha comunque visto gli Ibrahimovic ed i Van Basten, i Van Nisterlooy ed i Ronaldo. Non una cosa qualunque.

Il gioco di appoggi che fa Milik non è brillante però perché scarica sempre facile, non tenta mai la giocata e nonostante faccia solo e solamente passaggi semplici, ha una media di passaggi riusciti nelle annate olandesi di circa il 70%, molto poco rispetto al coefficiente di difficoltà delle giocate e alla quantità di palloni toccati. Inoltre mostra limiti spalle alla porta, dato che usa solo un piede. Spalle alla porta ha anche il problema dovuto alla poca velocità nei primi metri, quindi quando si gira è lento. Per essere letale ha bisogno di ricevere la palla mentre già si trova di fronte alla porta

Vi avverto fin da ora: per sfruttare bene Milik non gli si deve richiedere la staticità. Il Napoli non è andato a prendere il Pampa Sosa o Bobo Vieri, il Napoli è andato a prendere un Vincenzo Montella con dei centimetri in più, oppure un Miroslav Klose meno letale, a seconda di quanto bene si inserirà alle falde del Vesuvio. Può andare benissimo con Sarri proprio per questo motivo, perché si trova bene con i reparti stretti e quando ha libertà di manovra, quando sceglie dove e quando ricevere la palla ed il sistema di gioco fluido del Napoli può farlo scoppiare anche se non eccelle nel gioco di prima, a differenza di quello andato via.

Milik ha però un’invidiabile rapporto tra tecnica e potenza, tra velocità ed altezza che lo rendono la tipica punta scuola Ajax, quella che in questi anni ha lanciato un certo Luis Suarez, per dire. E’ molto bravo a portare la palla, ed è temibilissimo al tiro, la sua arma in più, perché pur non essendo un cecchino che prende sempre lo specchio della porta, come Gabbiadini, è bravissimo a convertire in gol i tiri: 21% in carriera. Che detta così sembra poca roba, ma è maggiore rispetto a tutti i grandi attaccanti dei club di media-alta fascia, pari rispetto a quella di quello andato via e inferiore a quei mostri di Lewandoski e Luis Suarez.

Sarebbe suggeribile provare a farlo agire quasi esclusivamente sulla fascia destra data la sua tendenza ad allargarsi, perché perfino per i non eccellenti difensori dell’Eredivisie è facile neutralizzare il polacco quando gioca sulla sinistra, dato che non usa il destro in nessun caso contemplato nella vasta umanità.
Milik è però micidiale quando si muove in area di rigore, bravissimo a leggere le transizioni dei compagni ed eccelle nell’attacco posizionale e nella lettura della difesa posizionale degli avversari, inserendosi in maniera chirurgica nell’area avversaria, preferendo allungarsi sul secondo palo anzichè tagliare sul primo ma è ugualmente letale, inoltre ha una forza fisica mostruosa che abbinata alla tecnica di base sopra la media, all’equilibrio ed alla potenza del tiro lo rendono un attaccante che ogni difensore vorrebbe evitare di marcare. Bravissimo anche ad inserirsi sui calci piazzati, bravo anche a tirarli lui stesso, quando parte da lontano ha uno stacco poderoso che unito all’altezza lo rendono un temibile colpitore di testa. E’ freddo davanti al portiere ed è freddo in partita. Quando conta, lui c’è, perché la vita lo ha messo alle strette fin dall’età di 6 anni (quando cominciò a fumare) ed allora è diventato un pragmatico. Massimo risultato, minimo sforzo, tanto lavoro. Perfetto per l’Olanda.

A Napoli dovrà migliorare tanto perché può diventare davvero molto forte, o può diventare un problema. Gli servirà del tempo e gli servirà scaricare delle responsabilità perché l’adattamento può essere shockante per lui. Deve migliorare necessariamente sulla velocità e deve imparare ad usare il destro. Nei 32 gol olandesi, solo 3 sono stati col piede sbagliato e questo in Italia non te lo puoi permettere.

Ad oggi era difficile ipotizzare Milik come punta su cui organizzare un’annata da titolo in uno dei 4 campionati più importanti d’Europa, sembrava il tipico attaccante che prende una squadra che prova a fare un’ottima stagione, magari inserirsi tra le favorite, e punta a farsi vedere in giro per l’Europa. A quanto pare Giuntoli crede in Milik e ci crede tanto. Il potenziale c’è perché il polacco lavora tantissimo ed è persona seria ma per Milik bisogna aspettare e vedere: può davvero essere il prossimo attaccante che De Laurentiis venderà perché la punta vuole vincere?

 

Leonardo Ciccarelli

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