GIUGLIANO. Come un gesto di solidarietà può trasformarsi in procurato allarme. Potrebbe chiamarsi così il titolo del film se un regista pensasse mai di farne uno sull’allarme bomba scattato a Giugliano lo scorso 10 luglio.
Una nostra lettrice ci ha raccontato il retroscena che si nasconde dietro l’episodio che ha tenuto con il fiato sospeso un’intera città per oltre sei ore. La donna ci ha spiegato di aver visto un suo vicino di casa lasciare la borsa sul gradino di un negozio in disuso in via Aniello Palumbo. In quella borsa, che è poi diventata una pseudo bomba pronta a scoppiare da un momento all’altro, c’erano vecchi abiti non utilizzati dalla famiglia che aveva ben pensato di racchiuderli nella borsa e lasciarli alla fermata dell’autobus così che qualche bisognoso ne avrebbe potuto beneficiare.
Nel momento in cui l’uomo è sceso da casa per lasciare il borsone, ha trovato la panchina dell’autobus occupata e quindi l’ha lasciata al primo posto “utile”, cioè fuori la saracinesca del negozio. Da lì diciamo la storia è poi nota ai giuglianesi. Un passante nota l’oggetto abbandonato, si insospettisce, chiama i carabinieri. Scatta alle 17 l’allarme bomba. In serata arrivano gli artificieri che fanno brillare la borsa e si scoprirà poi che all’interno non c’era nulla di preoccupante.
In serata e il giorno dopo l’accaduto si formularono le ipotesi più disparate, dal provento di un furto, uno scippo, a un “escamotage” trovato da malviventi per poter compiere colpi altrove e attrarre l’attenzione dei carabinieri in quel posto così da poter agire indisturbati. Alla fine, era solo un gesto di solidarietà che si è trasformato in procurato allarme.