“Non è costume della nostra società criticare il comportamento dei direttori di gara, ma questa volta siamo costretti a fare un’eccezione. La protesta è dettata dal profondo stupore e dallo smarrimento completo, causato dal protrarsi di episodi negativi nei nostri confronti. L’ultimo caso si è verificato nella gara disputata oggi, 22 gennaio 2025, presso il campo dell’Isola di Procida. L’arbitro Simone Somma, della sezione di Napoli, ha assunto – a nostro avviso – comportamenti incomprensibili.
Nel corso del primo tempo, dopo aver comminato due provvedimenti disciplinari di espulsione a carico degli allenatori di entrambe le panchine, ha ordinato al tecnico dell’Atletic Football Club 2022 di allontanarsi dall’impianto di gioco, impedendogli persino di dare indicazioni tecniche ai propri calciatori durante l’intervallo. Si aggiunge alla scelta discutibile, che il tecnico dell’Atletic Football Club 2022 si è visto costretto a recarsi, per imposizione dell’arbitro stesso, nella zona in cui erano assiepati una 40ina di tifosi della squadra di casa, dove già si registravano dei momenti di tensione, esponendo pertanto l’allenatore a pericoli per la propria incolumità fisica. Il regolamento parla chiaro: chiunque venga espulso deve abbandonare il recinto di gioco, ovvero recarsi all’esterno dell’area che delimita il terreno di gioco, mediante recinzione o cancelli e non sugli spalti o fuori dall’impianto sportivo così come ha intimato il direttore di gara. Come se il tecnico del Napoli, Antonio Conte, espulso in una gara interna, fosse stato costretto a seguire il match all’esterno del Maradona.
Questa imposizione arbitrale, che si aggiunge ad una direzione di gara discutibile dal punto di vista tecnico (il direttore di gara ha consentito a un calciatore della squadra isolana di insultare pesantemente l’allenatore dell’Atletic, la dirigenza e la panchina tutta). Tale atteggiamento, non sanzionato, ha generato la protesta del tecnico Bocchetti, poi espulso per aver chiesto all’allenatore avversario di cacciare dal campo il suo tesserato.
Ai corsi federali e in altri contesti sportivi, ci spiegano e raccomandano a più riprese di essere educatori in primis, ma in campo – in Prima, Seconda e Terza categoria – accade invece di tutto. E’ una sorta di Far West, di zona franca. Campionati dove è ancora in vigore la legge del più forte, e non sempre in senso strettamente tecnico. Minacce, insulti, schiaffi a gioco fermo. Gli arbitri, privi di assistenti e commissari di campo, fanno il possibile ma non riescono a tutelare nessuno. Le forze dell’ordine, sui campi, non si vedono, se non quando accadono gravi episodi di violenza. Siamo stufi di dover recarci sui campi, dopo settimane e settimane di lavoro, sacrifici, allenamenti ed investimenti economici, e dover imbatterci in arbitri giovanissimi, privi di esperienza, privi collaboratori e, per giunta, in contesti territoriali e sportivi estremamente violenti.
Stavamo meditando da tempo di avviare una protesta formale nei confronti dell’AIA e, in particolare del Cra Campania, competente per le designazioni degli arbitri di Prima categoria, ma fino all’episodio di oggi ci siamo astenuti dal farlo. Quanto accaduto purtroppo allo Stadio Calise è fuori da ogni logica. Sarebbe auspicabile, infine, che gli organismi federali usino, una volte e per sempre, il pugno di ferro contro alcune società, militanti nei campionati di Prima, seconda e terza categoria, all’interno delle quali purtroppo ancora militano soggetti – calciatori o dirigenti – promotori di una cultura che è in antitesi con i valori dello sport.”
COMUNICATO STAMPA