Un inizio diverso dal solito quello di quest’anno di Amici 2021. Maria de Filippi ha infatti letto un discorso ai finalisti ma non erano le sue parole bensì ha preso in prestito quelle di Sangiovanni.
Il cantante finalista ha scritto per se stesso e per i suoi compagni di avventura una lettera. Dato che i ragazzi hanno vissuto a stretto contatto per mesi, la conduttrice lo ha reputato il modo migliore per celebrare il loro rapporto. Il cantante ha paragonato questa esperienza a un treno.
Amici: il discorso di Maria, la lettera di Sangiovanni
“Amici è un po’ il TrenItalia perfetto, quello che arriva bello, puntuale, all’orario giusto e ti porta dritto dritto dove vuoi. Lo voglio pure pensare bello, nuovo, uno di quelli che ristrutturano quasi ogni anno, uno di quelli fatti per non rompersi mai, con bravi progettatori, i macchinisti, il conducente, i controllori, le hostess. Bravi tutti. Questo viaggio è arrivato ormai a destinazione. Siamo praticamente al capolinea. E quando scenderemo, lasceremo il treno vuoto, pronto a ripartire con nuovi passeggeri. Noi passeggeri di oggi, facciamoci un grande applauso come quelli che si fanno quando atterra l’aereo. Siamo tutti passeggeri diversi ed è una cosa di cui andare fieri”.
Sangiovanni ha poi dedicando un pensiero agli altri 4 finalisti Deddy, Giulia Stabile, Aka7even, Alessandro Cavallo e infine anche se stesso.
“C’è Deddy – scrive Sangio – quel passeggero che sale sul treno e sgomita un po’ sulla porta all’entrata, fa un po’ il duro, tira le occhiatacce quando passa, ma poi si siede a un posticino accanto al finestrino in fondo al treno per paura di essere visto, osservato e commentato. E quando scenderà dal treno si alzerà da quel posto da quattro che occupa solo lui. Quello che viene usato da chi magari ha le spalle grosse perché si è allenato tanto in palestra. C’è Giulia che prima di salire sul treno non sperava nemmeno di superare i controlli e che quando poi è salita, non sapeva bene come fare i gradini troppo alti. Non sapeva quale fosse il suo posto e aveva paura di sbagliarsi. Una di quelle che ti chiede: ‘Dov’è la testa del treno?’, ma una volta che glielo dici non si sbaglia più. Lei finirà la sua corsa bella, salda sul posticino di cui era tanto insicura. Lei non vorrebbe mai scendere dal treno. C’è Aka, uno di quei passeggeri che parla con tutti a voce alta, che se sei già alterato ti rompe un po’, ma che se sei preso bene diventa uno di quei passeggeri che non conosci ma ci parli per tutto il viaggio e non finisci mai. Uno di quelli che dopo tre stazioni vuole scendere. Aka però non è sceso e ora sta per portare a termine il suo viaggio. E poi c’è Alessandro, uno di quelli che di viaggi importanti ne ha fatti e spesso è arrivato a meta. Uno di quelli che ha preso il treno in corsa. Sta per scendere da questo treno ben sapendo che il suo volto, riflesso sul finestrino, è nuovo rispetto a quello che vedeva riflesso su altri treni. E poi c’è Sangiovanni, io, che non volevo menzionarmi ma mi avete chiesto di farlo. Io sono uno di quei passeggeri che prende il treno all’ultimo senza pensare troppo. Uno di quelli che sale e sta in disparte. Poi si unisce agli altri e poi di nuovo solo. Uno di quelli che usa il viaggio per riflettere o per fuggire o per cambiare aria. Questi siamo noi. Passeggeri diversi con partenze e destinazioni diverse, ma siamo tutti e cinque dei passeggeri che aprono il computer e continuano a lavorare tutti i giorni del viaggio. Dobbiamo essere fieri di noi. Buona finale e buon dopo finale”.