Si addestravano per attentati ispirati all’Isis, in manette un palermitano e un marocchino

Si sono addestrati per mesi per compiere atti terroristici di sabotaggio, hanno imparato a utilizzare armi e si sono allenati per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’Isis in Siria. È una delle accuse che i pm di Palermo muovono a Giuseppe Frittitta, 25 anni, palermitano, e a Ossama Gafhir, marocchino, fermati per istigazione a commettere reati di terrorismo e autoaddestramento per compiere atti terroristici. Entrambi sono stati trovati in possesso di materiale inneggiante all’Isis.

Erano in possesso di materiale che inneggiava all’Isis e lo divulgavano tramite i social network, nel tempo libero poi si esercitavano su come sabotare i servizi pubblici e studiavano le tecniche dei kamikaze. Sono ritenuti responsabili a vario titolo di reati in materia di terrorismo. L’operazione è stata denominata “Jannah”. A svolgere le indagini sono stati gli uomini della sezione Antiterrorismo della Digos palermitana.

Per l’accusa Frittitta – che si faceva chiamare Yusuf – si era convertito all’Islam e avrebbe “pubblicamente fatto apologia di più delitti in materia di terrorismo, condividendo materiale avente carattere estremista-jihadista e mantenendo i contatti con soggetti, italiani e non, convertiti alla fede islamica noti per il loro livello di radicalizzazione”. Per i magistrati sarebbero due lupi solitari, “che – scrivono i pm nel provvedimento di fermo – intraprendono il jihad senza una ben precisa e chiara organizzazione ma spinti e motivati solo dal crescente odio verso i Kuffar, parola araba che indica, attraverso una grande varietà di sfumature, la persona che non crede nel Dio islamico”. Due “mujaheddin virtuali che promuovono una guerra culturale, anche a colpi di tweet e di notizie artatamente piegate alla propaganda radicale”.

La propaganda avveniva tramite Facebook e Instagram condividendo materiale dell’estremismo jihadista e soprattutto dello Stato Islamico (Daesh). Si tratta sia di schede infografiche, istruzioni, mappe, vessilli, testi di discorsi estremisti con il simbolo dell’Isis, foto e video con scene e canti di guerra, immagini di guerriglieri, video di esplosioni e di combattimenti. Il materiale arrivava a lui grazie a internet. Per la polizia “lo riceveva da soggetti vicini all’estremismo islamico residenti su tutto il territorio nazionale, tra cui alcuni propugnatori dell’ideologia salafita e della imposizione anche violenta delle regole della Sharia nel mondo occidentale e in Italia in particolare”. Il suo fermo è stato eseguito nella provincia di Monza Brianza dagli agenti della Digos palermitana con l’ausilio dei colleghi sul posto.

L’indagato ha avviato il proprio processo di radicalizzazionec nel 2017, iniziando a frequentare un luogo di culto islamico della provincia di Palermo. Successivamente, dopo aver conseguito l’abilitazione alla conduzione di mezzi pesanti, si è trasferito per motivi di lavoro, nelle zone del Nord, dove ha accresciuto il suo livello di radicalizzazione, frequentando assiduamente luoghi di culto della provincia di Monza-Brianza e intensificando le relazioni di amicizia con Ghafir e altri soggetti italiani convertiti alla fede islamica, nonché con cittadini stranieri “che pongono in essere condotte che evidenziano forme di estremismo preoccupanti”.

Per l’accusa Ghafir invece è responsabile dei reati di istigazione a delinquere per avere convinto Frittitta a “compiere delitti di terrorismo internazionale inviandogli attraverso strumenti informatici e telematici materiale di propaganda dello Stato Islamico, informazioni relative ai combattimenti in corso in Siria, canti di guerra, video propagandistici e di combattimenti, vessilli e immagini di guerre, e invitandolo ripetutamente ad addestrarsi per recarsi a combattere nei territori occupati dallo Stato Islamico”.

Il suo fermo è stato eseguito nella provincia di Novara dagli agenti della Digos palermitana, con l’ausilio dei colleghi piemontesi.

Agli indagati sono stati contestati i reati di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale per essersi addestrati, sia insieme sia separatamente, “per il compimento di atti di natura terroristica”. Secondo quanto emerso dalle indagini hanno “acquisito, anche autonomamente, istruzioni per il compimento di atti di violenza, sabotaggio di servizi pubblici essenziali, anche rivolti contro uno Stato estero, e in particolare addestrandosi all’uso di armi, allenandosi per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’Isis in Siria o in altre località, entrando in possesso di materiale video contenente istruzioni per la partecipazione a tali combattimenti anche attraverso lo studio di tecniche di guerriglia e materiale relativo ad azioni di martirio con le tecniche dei kamikaze cui si ispirano”.  Tutti comportamenti “univocamente finalizzati alla commissione di condotte con finalità di terrorismo per arrecare grave danno a più Paesi, sia mediorientali che europei, e compiute allo scopo di intimidire la popolazione o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di tali Stati”.

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