Parte il 4 maggio la fase 2 dell’emergenza Coronavirus, ma l’autocertificazione è ancora necessaria visto che ci sono ancora restrizioni sugli spostamenti. Il Viminale ha pubblicato ieri sul sito il nuovo modello di autodichiarazione per gli spostamenti utilizzabile per la fase 2. Può comunque essere ancora utilizzato il precedente modello barrando le voci non più attuali. L’autodichiarazione, spiega il ministero, è in possesso degli operatori di polizia e può essere compilata al momento del controllo.
Nel nuovo modulo il cittadino deve dichiarare di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio vigenti, sia nazionali che regionali. Sono quindi riportati le quattro motivazioni che possono determinare lo spostamento: comprovate esigenze lavorative; assoluta urgenza; situazione di necessità; motivi di salute. Si lasciano poi sei righe in bianco in cui il cittadino può specificare la ragione dello spostamento. Resta comunque valida, per chi l’ha stampata, la vecchia versione. Basta barrare le parti non attuali che sono indicate sul modello presente sul sito del ministero.
Autocertificazione 4 maggio, il nuovo modulo
Formalmente gli spostamenti devono ancora essere giustificati con il modulo, in ogni caso il governo ha specificato che per chi va al lavoro si potrà esibire un tesserino e potrebbe non servire per andare a fare sport o al parco. Anche i controlli saranno più mirati ad evitare assembramenti.
Il Viminale ha inviato una circolare ai prefetti per chiarire ulteriormente alcuni elementi contenuti nel dpcm, che sarà in vigore da domani 4 maggio fino al 18 maggio.
Consentiti gli spostamenti per fare visita ai congiunti e ne spiega il termine. “I congiunti – spiega il Viminale – sono i coniugi, i rapporti di parentela, affinità e unione civile, nonché le relazioni connotate da duratura e significativa comunanza di vita e degli affetti”, come stabilisce la Cassazione.
Il Viminale chiarisce che resta il divieto di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto sia pubblici che privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui ci si trovi, tranne che per “comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza, o per motivi di salute”.
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