Porto Torres, gira video hard e la ricattano: Michela si suicida a 22 anni

Ricatti e pressioni psicologiche per evitare la diffusione di immagini private, forse di un video hard che la riprendeva mentre consumava un rapporto sessuale. Potrebbe essere un nuovo caso alla “Tiziana Cantone” quello che ha spinto Michela, una 22enne di Porto Torres, in Sardegna, a togliersi la vita domenica mattina a casa di un’amica. Gli angoscianti segreti che l’hanno condotta al gesto estremo sono racchiusi nel suo cellulare.

La 22enne, barista, – “bellissima”, la descrivono in tanti – si era rifugiata nella abitazione della compagna, nell’isola di La Maddalena, per allontanarsi dai suoi incubi, due o tre persone che la ricattavano minacciando di divulgare video “rubati” tradendo la sua fiducia. Una storia di ricatti e violenza psicologica che avrebbe travolto la fragile psiche della ragazza, che aveva pensato di aver chiuso la partita mettendo a disposizione di alcune persone (al momento ignote), il gruzzoletto che aveva messo da parte, un migliaio di euro. Una somma che avrebbe raccontato ad alcuni parenti e i colleghi, le era stata rapinata da due individui che l’avevano seguita di notte e, una volta dentro casa, l’avevano narcotizzata per portarle via il tesoretto.

L’ipotesi sulla quale stanno lavorando gli uomini del nucleo investigativo del reparto territoriale di Porto Torres e i carabinieri di Olbia è che la ragazza, sottoposta ad una asfissiante richiesta estorsiva, abbia tentato di liberarsi dei suoi aguzzini mettendo loro a disposizione i propri risparmi, quindi si era allontanata da Porto Torres per lasciarsi dietro la cappa di oppressione che la tormentava da alcune settimane.

Nei prossimi giorni gli esperti recupereranno le conversazioni sui diversi social media (Facebook, WhatsApp e simili) che la barista intratteneva, anche suo malgrado, con coloro che l’avrebbero spinta al suicidio con il loro criminale comportamento. Il capo degli uffici inquirenti della Gallura Gianluigi Dettori ha infatti aperto un fascicolo processuale contro ignoti per istigazione al suicidio, segno più che evidente che il percorso investigativo ha già imboccato una precisa pista che, a breve, dovrebbe portare alla identificazione di coloro che avrebbero spinto la ragazza a compiere l’estremo gesto. Alla base di tanta malvagità ci sarebbe la vile richiesta di danaro per evitare la divulgazione di alcuni filmati con immagini forse “rubate” alla ragazza.

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