E’ diventato un caso il Blue Whale dopo il servizio de Le Iene andato in onda ieri sera 14 maggio ((VIDEO). Le regole del gioco della morte hanno gà portato 157 adolescenti al suicidio.
Cos’è? Si tratta di una delle mode più inquietanti degli ultimi anni. Il gioco è nato in Russia, ma presto ha valicato i confini dell’ex Unione Sovietiva e si è diffuso a macchia d’olio anche in Gran Bretagna, Spagna, Messico e Brasile, provocando un’ondata di morti tra i giovanissimi. Ad invetarlo, Philipp Budeikin, 21 anni, oggi in carcere con l’accusa di induzione al suicidio, studente di psicologia al terzo hanno, che ha fatto nascere la moda sui social network lanciando sfide attraverso un gruppo virtuale.
Il 21enne si era proposto come una specie di guru e aveva posto molte regole per i partecipanti del Blue Whale, tra quali quella che nessuno poteva far sapere ai genitori di partecipare al gioco. Chi infrangeva anche una sola regola poteva essere minacciato di morte, o nella migliore delle ipotesi poteva essere vittima di diffamazioni e abusi ‘virtuali’ sui social network.
La difesa di Budeikin. All’arresto l’ideatore del gioco ha risposto così: “Ci sono le persone e gli scarti biologici. Io selezionavo gli scarti biologici, quelli più facilmente manipolabili, che avrebbero fatto solo danni a loro stessi e alla società. Li ho spinti al suicidio per purificare la nostra società – ha spiegato il giovane durante un interrogatorio – Ho fatto morire quelle adolescenti, ma erano felici di farlo. Per la prima volta avevo dato loro tutto quello che non avevano avuto nelle loro vite: calore, comprensione, importanza”.
Le regole. Ci sono dei requisiti per entrare a far parte di questo ‘club dei suicidi’ a tutti gli effetti: per ogni sfida compiuta, i ragazzi devono inviare una foto all’amministratore della comunità per dimostrare di aver concluso la missione e, quando scadono i 50 giorni, devono saltare nel vuoto dall’edificio più alto della città.
Dal momento che il ‘gioco’ si è diffuso in tutto il mondo, c’è molta preoccupazione anche per gli adolescenti anche in Italia. Cambieranno forse i contesti ambientali, ma non le modalità di svolgimento. Una volta accettata la sfida, i partecipanti sono chiamati ogni giorno a svolgere un incarico che viene deciso e comunicato dall’amministratore.
Come funziona il gioco. I 50 incarichi previsti all’inizio sono semplici sfide come guardare un film horror di notte e al buio, ma poi si passa addirittura all’autoflagellazione (c’è chi è stato costretto a incidersi a sangue, sul braccio, un disegno di una balena) fino all’ultima sfida, quella più estrema, il rispetto delle cui regole può portare al salto dal balcone e al suicidio.
Ciò che colpisce, oltre la violenza incredibile del gioco, è il target dei giocatori: si tratta, nella maggior parte dei casi, di ragazzi tra i 9 e i 17 anni. A farla da padrone sono l’autolesionismo, l’isolamento dalla società e dalla famiglia, la depressione, che si stima esordisca in modo più aggressivo e lesivo negli adolescenti.
Per ‘vincere’ il gioco i partecipanti devono trovare un edificio molto alto e lanciarsi nel vuoto. Ma non prima di averlo annunciato sui social network con l’immagine di una balena azzurra o con la parola ‘Fine’. Sul web, per contrastare questa pericolossissima moda, è nato un movimento. Si tratta della ‘Balena Rosa’, nata in paesi dell’America Latina dove il ‘Blue Whale’ ha portato al suicidio.
Le vittime. La prima vittima di questo gioco perverso è stata la teenager russa Rina Palenkova, il cui scatto prima di morire ha fatto il giro del mondo ed è diventato un simbolo. Ma anche Veronika e Yulia, rispettivamente di 16 e 15 anni, si sono buttate da un grattacielo di Ust-Ilimsk, dopo aver pubblicato sui social l’immagine di una balena blu.