Sono ore di incertezza in Italia a seguito delle dimissioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi. E l’incertezza si riflette anche sui provvedimenti che sono in discussione nell’esecutivo e in Parlamento. Tra questi c’è chi si chiede se il bonus 200 euro, previsto dal governo Draghi, sia a rischio.
Dopo le dimissioni respinte dal capo dello Stato, mercoledì Draghi si presenterà alle Camere per una verifica politica. L’esecutivo aveva ottenuto ieri la fiducia sul Decreto Aiuti ma senza il voto dei 5 Stelle e proprio per questo il premier ha deciso di fare un passo indietro.
Bonus 200 euro a rischio?
Oggi è previsto un nuovo Consiglio nazionale dei vertici grillini per trovare un accordo definitivo in vista dell’appuntamento di mercoledì e intanto si valuta il ritiro dei tre ministri del Movimento, Stefano Patuanelli, Federico D’Incà e Fabiana Dadone.
Ma tornando ai provvedimenti, quali di quelli annunciati potrebbero essere a rischio? Apprensione c’è per il bonus 200 euro che proprio il prossimo mese dovrebbe essere accreditato a milioni di italiani. Secondo alcune indiscrezioni, pare che l’esecutivo di Draghi stesse valutando la possibilità di estendere di almeno un mese l’erogazione dell’aiuto economico. Al momento il Decreto Aiuti pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 17 maggio prevede che l’indennità sia riconosciuta soltanto una volta. Quindi il primo accredito non dovrebbe essere a rischio.
Ciò che invece potrebbe saltare se dovesse cadere il governo sarebbe lo Ius Scholae che è in calendario a luglio alla Camera. Questo prevederebbe la possibilità per i minorenni stranieri di richiedere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato la scuola per almeno cinque anni. Una riforma molto divisiva, che vede Cinque Stelle e dem favorevoli ma il centrodestra contrario.
In scadenza ci sono anche le misure adottate per mitigare il costo delle bollette e il taglio sulle accise di benzina e gasolio. Per quanto riguarda le bollette gli oneri di sistema sono bloccati solo fino a settembre dunque per la proroga serve un nuovo intervento del governo. E anche per il caro energia il presidente Draghi aveva annunciato l’arrivo entro fine luglio di un provvedimento “corposo”.
Con la caduta ufficiale del governo si congelerebbe anche la possibilità di legiferare sul doppio cognome, così come sollecitato dalla Corte costituzionale che è intervenuta per sancire la possibilità di aggiungere quello materno.
In bilico ci finirebbero anche il ddl Concorrenza, tanto contestato dai tassisti, e il Pnrr. Entro fine anno devono infatti essere raggiunti 55 obiettivi sui 100 totali del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Lo stop del Parlamento sicuramente non aiuterebbe.
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