E’ diventata una storia di interesse nazionale la morte di Maria Paola Gaglione, la 25enne di Caivano speronata e uccisa dal fratello perché gay. Il 25enne finito agli arresti, Antonio, ha confessato di averlo fatto per darle una “lezione” e per riportare la la 22enne alla “normalità” liberandola “dall’infezione”.
Caivano, la storia di Paola e Ciro
“Dovevo dare una lezione quelle due lesbiche – ha dichiarato Antonio Gaglione -. Ho fatto una stronzata, ma non volevo uccidere nessuno. Volevo solo dare una lezione, soprattutto a quella là (Ciro, ndr), che mi ha infettato la sorella”.
Una storia di omofobia e transfobia che ha portato alla morte di una ragazza, Maria Paola, colpevole solo di vivere liberamente il suo amore per Ciro, un trans di Acerra, con cui conviveva da alcuni anni. Un sentimento autentico, vissuto liberamente, senza pregiudizi.
Ma quella storia non piaceva ai familiari di lei. L’altro ieri, il tragico epilogo: dopo un inseguimento a bordo di uno scooter, Maria Paola e Ciro vengono speronati in via Etruschi, al confine con Caivano. Dopo la caduta, la 22enne muore sul colpo sbattendo la testa contro un tubo metallico. Ciro invece resta ferito e ricoverato alla Clinica dei Fiori. Dopo l’incidente, come se niente fosse, Antonio si scaglia su Ciro e lo pesta a sangue. Poi va via come se niente fosse, mentre la sorella giace senza vita a bordo carreggiata.
Una famiglia spaccata
Una storia atroce, ormai sulla bocca di tutti. “La madre di Ciro grida il suo dolore su Facebook – spiega Daniela Lourdes Falanga, presidente dell’Arcigay di Napoli – e accusa il fratello di Maria Paola di aver commesso deliberatamente un omicidio perché non sopportava che la sorella frequentasse un uomo trans”. Poi prosegue: “Intanto si consuma un dramma terribile, nella peggiore negazione, e Ciro in questa violenza inaudita subisce pure la condanna dell’ignoranza dei pseudo giornalisti e l’omertà di stampa. Lui non viene descritto come Ciro, ma come la compagna della ragazza morta”.