Allarme bomba in provincia di Napoli. Ancora una volta. Una lunga scia di terrore che incrocia vite e destini del popolo dell’entroterra partenopeo. Finora si sono sprecati appelli di ogni genere: legalità; sicurezza. Buoni propositi che non trovano riscontro nella realtà dei fatti.
Le bombe a nord di Napoli: Casoria, Afragola, Giugliano, Frattaminore
L’ultima vittima del “sistema bombarolo” è il proprietario di un centro scommesse a Varcaturo, frazione costiera del comune di Giugliano. L’imprenditore ai nostri microfoni ha dichiarato che quando e se si presenterà una richiesta di racket, non cederà al ricatto. Una prova di coraggio. Allo stesso tempo è una luce nel buio soffocante a nord di Napoli. Fatto, appunto, di bombe e paura. Un mostro che strangola impresari, artigiani o semplici dipendenti che col sudore in fronte portano avanti famiglie e futuro.
Il risultato? Ottenere (è questa al momento la pista più calda sollevata dagli inquirenti) il famigerato “pizzo”. Attraverso silenzio e violenza. Una roba che non si vedeva da anni. Del resto il Natale è alle porte ed i clan non vedono l’ora di rifocillarsi sulle spalle della gente. Ma la bomba a Varcaturo è l’ultima di una lunga serie. Non più tardi di un mese fa a saltare è stata la parte esterna di un negozio di abbigliamento nel centralissimo Corso Vittorio Emanuele III ad Afragola, altro popoloso comune a ridosso di Napoli.
Episodio analogo è capitato qualche settimana prima, sempre ad Afragola. Un ordigno ha danneggiato la parte esterna dell’Eni Energy Store. Stessa paura. Stessi attimi concitati. Ed ancora. In estate in città fu devastato l’ingresso di un’abitazione a via Pio La Torre. A giugno l’ennesima bomba fu piazzata nei pressi di un’agenzia funebre a Frattaminore, piccolo comune a cavallo fra le province di Napoli e Caserta. A circa 15 minuti da Afragola. Stessa sorte toccò alla storica Galleria Marconi a Casoria. Fu piazzata una bomba all’esterno che danneggiò alcune attività commerciali. La più colpita fu “Progress”. Anche lì il titolare sostenne di non aver mai ricevuto richieste di estorsione. Il concetto appare piuttosto chiaro. Oora la domanda sorge spontanea.
I motivi
Qual è il motivo che spinge la camorra ad aprire la stagione degli attentati dinamitardi? E soprattutto di chi parliamo? Piccoli gruppi criminali che operano in autonomia oppure vincolati ai clan egemoni? Difficile stabilirlo in maniera ufficiale.
Anche se la richiesta di racket appartiene storicamente a filiali criminali di basso cabotaggio, in questo caso ad agire, tra Giugliano, Afragola e Casoria, potrebbero essere i clan storici del territorio, indeboliti da sequestri e arresti e costretti a riattingere risorse col racket per risollevarsi.
Al momento, la pista più accreditata riconduce a piccoli gruppi camorristici che orbitano intorno ai grandi. Affiliati, ras locali, luogotenenti che, in assenza di un potere vero, e con l’avallo o la complicità delle vecchie famiglie, nel frattempo “decapitate” dalla giustizia, tentano di riaffermare il potere e stabilire nuovi codici comunicativi sul territorio attraverso la politica degli ordigni. E’ questo, dunque, lo spessore della nuova camorra? Poche centinaia di euro che mettono a rischio l’incolumità dei cittadini?
A cura di Sossio Barra