Napoli. Seconda la Dda il boss aveva ricostruito il clan dopo la scarcerazione. Finito di nuovo in manette, dunque, la Procura aveva chiesto per Luigi Cimmino, ras del quartiere Vomero a capo dell’omonima cosca, 18 anni di reclusione. Le accuse erano quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso, di estorsione e di falso, tutti reati caratterizzati dalla aggravante di mafia. Il giudice del Tribunale di Napoli, però, ha inflitto 7 anni di carcere, decidendo per l’assoluzione per uno degli episodi estorsioni contestati dall’Antimafia ed andando dunque ad infliggere una pena bassa per il suo curriculum criminale.
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Pene basse anche per gli altri cinque affiliati coinvolti nell’inchiesta. Come riporta Il Roma, sei anni sono stati inflitti a Luigi Festa, difeso dall’avvocato Onofrio Annunziata, a fronte dei 10 chiesti dall’accusa. Cinque anni e 4 mesi sono stati inflitti agli altri due imputati Pellegrino Ferrante e Raffaele Montalbano(rispettivamente 10 anni e 9 anni erano state le richieste del pubblico ministero), difesi entrambi dall’avvocato Riccardo Ferone. Infine, la pena più bassa inflitta è stata irrogata al genero del boss Cimmino, Pasquale Palma, il quale nonostante la contestazione della recidiva, è stato condannato per il delitto di associazione mafiosa alla pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione, in parziale accoglimento delle richieste formulate dai suoi difensori.