Camorra, concluse indagini nei confronti di 14 affiliati al clan Mallardo: definiti ruoli e compiti

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cavese Giugliano

Sono stati notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari nei confronti di 14 soggetti ritenuti affiliati o legati al clan Mallardo, operante nell’hinterland giuglianese e sul litorale domizio. L’indagine, che lo scorso novembre ha portato all’arresto di quattro indagati, ha messo in luce un articolato sistema di ruoli e responsabilità all’interno dell’organizzazione criminale, che si sarebbe occupata di estorsioni, gestione delle casse del clan, riscossione di debiti e intimidazioni ai danni di imprenditori locali.

Notificati avvisi di conclusione di indagini agli affiliati del clan Mallardo

 

Tra gli indagati figurano:

  • Davide Barbato (difeso dall’avvocato Michele Giametta)
  • Domenico Chiariello (Leopoldo Perone e Mauro Zollo)
  • Domenico Di Nardo (Luigi Poziello)
  • Michele Di Nardo (Michele Giametta e Leopoldo Perone)
  • Carmine Maione (Michele Giametta e Pasquale Daniele Delle Femmine)
  • Giulio Maisto (Michele Giametta e Antonio Dell’Aquila)
  • Antonio Mallardo (Nunzio Mallardo e Leopoldo Perone)
  • Gennaro Maraniello (Michele Giametta e Luigi Poziello)
  • Giuseppe Mele (Celestino Gentile e Alessandro Caserta)
  • Biagio Micillo (Michele Giametta e Leopoldo Perone)
  • Antonio Miraglia (Marcello Severino e Dario Vannetiello)
  • Angelo Pirozzi (Giampaolo Schettino)
  • Antonio Russo (Michele Giametta e Celestino Gentile)
  • Biagio Vallefuoco (Michele Giametta).

Ruoli e responsabilità nel clan 

 

Le indagini condotte dalla Procura di Napoli, sezione DDA, ha permesso di ricostruire l’organigramma del clan e i ruoli operativi che si erano dati i più giovani dopo la decapitazione dei boss storici, tra cui Ciccio ‘e Carlantonio. Al vertice della cosca c’erano Angelo Pirozzi, Michele Di Nardo e Biagio Micillo.

  • Angelo Pirozzi, Michele Di Nardo e Biagio Micillo erano considerati i referenti principali, con poteri decisionali nella gestione delle casse del clan e nella determinazione delle somme da destinare agli affiliati. Decidevano anche quali erano le vittime da sottoporre a estorsione e punivano eventuali comportamenti degli affiliati che inficiavano gli interessi dell’organizzazione o dell’Alleanza di Secondigliano.
  • Gennaro Maraniello curava i contatti con altri affiliati, partecipava a riunioni operative e agiva come uomo di fiducia di Pirozzi, Micillo e Di Nardo.
  • Domenico Chiariello e Antonio Mallardo organizzavano riunioni e incontri per conto del clan e partecipavano a operazioni illecite.
  • Giuseppe Mele si occupava di smistare le disposizioni che Michele Di Nardo inviava dal carcere tramite missive e di trasmettere ordini agli affiliati.
  • Biagio Vallefuoco era invece il ras della fascia costiera, dirigeva il gruppo attivo tra Varcaturo, Licola e Lago Patria decidendo le somme da richiedere alle vittime delle estorsioni.
  • Antonio Russo, Davide Barbato e Carmine Maione agivano come esattori presso attività commerciali e cantieri, mentre Barbato si occupava anche della distribuzione degli stipendi agli affiliati.
  • Giulio Maisto, Domenico Di Nardo e Antonio Miraglia svolgevano compiti esecutivi.

Le accuse

 

Tutti gli indagati devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafiosi. A Domenico Chiariello viene però contestata anche una richiesta estorsiva da 1500 euro nei confronti di un uomo per il noleggio di un’auto presso una società di Sant’Antimo.  Gennaro Maraniello e Giuseppe Mele sono invece accusati di aver estorto 3.000 euro come “regalo per i carcerati” a un’associazione villaricchese che gestiva il trasporto d’urgenza delle ambulanze; Giuseppe Mele avrebbe inoltre costretto un imprenditore a saldare un debito di 2.600 euro a fronte di 2000 euro iniziali per un debito legato alla ristrutturazione di un immobile di corso Europa a Sant’Antimo. Per un altro episodio risponde anche di lesioni personali e minacce per aver picchiato, armato di coltello, un uomo sempre nell’interesse del clan.

La conclusione delle indagini rappresenta un ulteriore passo nella lotta alle attività del clan Mallardo, storicamente radicato a Giugliano e attivo in diversi settori illeciti. L’avviso notificato dalla Procura apre ora la strada a un possibile rinvio a giudizio per gli indagati.

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