Camorra, il 22enne Cutarelli accusato di 4 omicidi. La madre lo difende in un post

Luigi Cutarelli a 22 anni è già accusato di aver commesso 4 omicidi di camorra. Secondo la Dda era il killer di fiducia dei “Capitoni” di Miano. Ad incastrarlo ci sono le dichiarazioni dell’ex boss Carlo Lo Russo, passato a collaborare con la giustizia, ma in un caso anche tracce ematiche che sarebbero state ritrovate sul luogo del delitto.

Pochi giorni fa è stato raggiunto con altre 3 persone da un’ordinanza per la “stesa” alla Sanità che ha portato alla morte del 17enne Gennaro “Genny” Cesarano, vittima innocente che si trovava in piazza San Vincenzo al momento della scorribanda armata, e da quella per l’omicidio e l’occultamento di cadavere insieme ad Antonio Buono di Francesco Sabatino. Quest’ultimo, che era anche imparentato con Cutarelli, fu ucciso a coltellate per la sue “velleità” scissioniste ed il cadavere ritrovato il 15 marzo marzo 2013 in zona via Marco di Torrepadula a Chiaiano. “Proprio tu?”, avrebbe detto la vittima prima di morire al parente. “Non voleva morire, furono necessarie 25 coltellate”, ha rivelato poi il boss pentito.

Cutarelli (classe ’95), inoltre, è stato di recente rinviato a giudizio per l’omicidio del boss della Sanità Pierino Esposito e condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio in via Janfolla di Pasquale Izzi, rapinatore crivellato di colpi prima di ritornare in carcere dopo un permesso premio. Insomma, secondo la Procura un superkiller che a 20 anni avrebbe già iniziato ad uccidere, senza mai tirarsi indietro, per il potente clan dell’area nord.

La madre del giovane presunto killer, però, non ci sta e respingere le pesantissime accuse al figlio. “Mi presento sono Simona Mattei, la mamma di Luigi Cutarelli e userò tutte le mie forze per dimostrare che mio figlio non ha fatto ciò che per cui viene accusato“. E’ lo sfogo della donna su facebook. A riportalo è Il Mattino.

Poi espone anche critiche nei confronti dei pentiti, del sistema giudiziario che consente a un boss di passare dalla parte dello Stato. Chiaro il riferimento al boss pentito Carlo Lo Russo.  “Me la prendo con i pentiti, che pur avere la loro libertà vogliono rovinare la vita di un ragazzo, mio figlio. Mio figlio dovrà pagare per ciò che ha fatto e ammesso…”. Poi un riferimento al delitto Cesarano, alla stesa del sei settembre del 2015, che sarebbe nata proprio per iniziativa dei killer, poi investiti dal via libera dell’allora boss Carlo Lo Russo. “Mio figlio non avrebbe mai potuto uccidere un ragazzo innocente, chi lo ho conosce sa chi è Luigi Cutarelli. Chi è Cutarelli? Non è certo tutto quello che stanno scrivendo oggi”.

Perché lo Stato – continua la donna – permette che i capiclan dopo migliaia di reati escono dal carcere, permettendo loro di plagiare i giovani per usarli per i loro crimini; in questo modo i capiclan si arricchiscono al punto da sistemare tutta la loro generazione, sempre e comunque sulla vita di ragazzi che non hanno nulla, figli di persone umili e non hanno mai mangiato di questo pane e che purtroppo hanno il problema di arrivare a fine mese”.

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