Napoli. E’ un fiume in piena Antonio Iovine, il boss dei Casalesi alla sbarra. Nel processo “Cpl Concordia” sulla metanizzazione di sette comuni in provincia di Caserta, che vede imputati tra gli altri manager del colosso modenese e due imprenditori dell’agroaversano, Antonio Piccolo e Claudio Schiavone, l’ex capo della mala casertana racconta gli esordi del suo passato criminale.
L’affiliazione. Come riporta il Mattino nell’edizione cartacea di oggi, Iovine, sentito come collaboratore di giustizia in videoconferenza da un’aula di Napoli, racconta l’inizio della sua affiliazione. La puncitura. Cioè il rituale di affiliazione tipico della mafia siciliana che fu adottato anche dal clan dei Casalesi: “Al cospetto di un santino, ripetendo formule a memoria, mi misi sotto ad Antonio Bardellino”. “Avevo vent’anni – prosegue – e partecipai all’assalto a Poggio Vallesana”.
Il delitto Nuvoletta. Poggio Vallesana era una zona di Marano dove si incontravano elementi di spicco della delinquenza campana. L’uccisione di Ciro Nuvoletta, avvenuta per mano dei Casalesi, impresse una svolta decisiva agli equilibri criminali futuri della Campania. “Fu ucciso uno dei Nuvoletta – dice il pentito – ritenuti responsabili di un atto di disobbedienza nei confronti dei siciliani. Con me c’erano Michele Zagaria, io, mio fratello Carmine e lo stesso Bardellino”.
Le ragioni. L’atto di disobbedienza a cui si riferisce è la saldatura dei rapporti dei Nuvoletta con il boss Valentino Gionta e l’avvicinamento ai cutoliani agli inizi degli anni ’80, in piena faida di camorra, quando furono uccisi due boss della vecchia camorra del calibro di Nino Galasso e Salvatore Alfieri, nonché l’assasinio di “Leopoldo Del Gaudio e di Raffaele Ferrara di Villaricca, amico di Bardellino.