Camorra, Michele Zagaria choc dal carcere: “Mi torturano”

Un forte stato depressivo, causato anche da “torture” che, a sua detta, subirebbe. E’ questa la diagnosi presentata dagli avvocati del boss del clan dei Casalesi Michele Zagaria. Una relazione con consulenza medica, consegnata ai giudici di un processo in cui è imputato, che mette sotto accusa il regime carcerario: l’isolamento ad Opera (Milano). Il 41 biss “è davvero troppo duro”, dice Angelo Raucci, suo legale insieme con Andrea Imperato. Talmente duro che “per protesta Zagaria ad alcuni processi ha revocato me e il collega, ovviamente solo per alcuni procedimenti nei quali ha deciso di non difendersi più”.

“Subisco torture – ha detto Zagaria che dal 2011, anno della sua cattura, avrebbe vissuto centinaia di giorni in isolamento  – per punizioni che mi vengono inflitte tutte le volte che in udienza mi lamento delle mie condizioni carcerarie“. Nel corso dei vari dibattimenti l’ex capo clan Zagaria ha più volte ringraziato i suoi legali che lo seguono da anni; “il suo non è un problema economico, ma di stato mentale”, evidenzia l’avvocato Raucciì. “Uno dei giudici cui abbiamo inviato la relazione – prosegue Raucci – il gup del tribunale di Napoli Claudia Picciotti davanti alla quale pende il processo per l’estorsione al Polo calzaturiero di Carinaro, ha anche scritto al Dap (Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, ndr) per capire cosa stesse succedendo a Zagaria, senza ricevere però risposta”.

Insomma, 16 anni anni da fantasma, un latitante costretto a vivere nei bunker o muoversi all’interno di bagagliai di auto, ma il carcere duro è insopportabile. In questo processo il pm della Dda di Napoli Catello Maresca ha anche chiesto 12 anni per il boss, ma la sentenza è slittata proprio perché Zagaria ha revocato i legali. Tra i problemi sollevati dal capoclan “la mancanza di un compagno per l’ora di socialità; il carcere non ne riesce a trovarne uno che vada bene, ma anche il cambio del medico psichiatra che seguiva Zagaria per il suo stato depressivo; il nuovo non gli prescrive più medicinali, e per lui la situazione si fa sempre più complicata”.

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