C’è una nuova emergenza camorra nel napoletano, che sta lasciando dietro di sé una lunga scia sangue. Otto omicidi in dodici giorni il bilancio che gli investigatori sperano non aumenti.
Ma i fatti e i retroscena sono completamente diversi. Nell’area frattese – afragolese, dove sono prima prima l’imprenditore Salvatore Caputo, freddato in via Foscolo, e poi Remigio Sciarra, l’affare Tav ha risvegliato gli appetiti del clan e armato la mano dei killer. In attesa dell’arrivo del denaro pubblico per la realizzazione del progetto, i clan, convinti di poter eludere i controlli dell’antimafia, cercano di guadagnare quanto più terreno possibile. E quando non si trova l’accordo, si torna a sparare e ad insanguinare le strade.
A Torre Annunziata, Giugliano e Miano si tratta invece di storie legate al territorio, che comunque destano molta preoccupazione. Soprattutto a Giugliano, dove tra i Mallardo e i Di Biase – “Paparella” è guerra aperta per il controllo degli affari illeciti. Tuttavia l’uccisione del nipote e dello zio Emanuele e Vincenzo Staterini all’interno del bar tabacchi “Di Marino”, a Corso Campano, il 25 maggio scorso, potrebbe essere ricondotta alla faida interna al rione Sanità tra i Vastarella e gli Esposito-Genidoni (detti Barbudos).
Fibrillazioni anche a Miano, dove il clan Lo Russo ha lasciato un vuoto e i contrasti per la successione hanno già fatto cinque morti, dall’omicidio Guazzo del 15 settembre 2016 al duplice agguato che ha barbaramente ucciso i due Carlo Nappello, zio e nipote, avvenuti sabato 27 maggio in piazza Regina Elena. Per questo agguato si segue anche la pista “esterna”, che conduce al clan Stabile – Ferraro, con base a Chiaiano e l’ambizione di estendere il proprio potere nel territorio storicamente controllato dai “Capitoni”.