L’abito bianco che le fasciava bene il corpo e poi riposto nell’armadio, in attesa di colui che l’avrebbe portata sull’altare. Questo il futuro che avrebbero voluto riservare i genitori di Michela Iorillo, 16 anni, impiccatasi dopo aver subito per due anni violenze sessuali da Giuseppe Matarazzo.
Contadina lei e pastore lui, sognavano entrambi un destino diverso per lei e le altre figlie, meno segnato dalla fatica. E così glielo avevano regalato, dopo aver risparmiato un po’ di denaro. E invece il vestito da sposa Michela lo indossò soltanto nel giorno del suo funerale.
Il rito funebre si svolse sotto un cielo plumbeo, in una mattina di gennaio di dieci anni fa. In chiesa si era presentata la comunità del piccolo centro del Beneventano, per poter dare l’ultimo saluto alla 16enne. In tanti si chiesero il motivo del gesto estremo dell’adolescente.
Fu il peso di quelle violenze reiterate nel tempo che la indussero a scegliere di porre fine alla sua giovane vita. E così la ragazza si uccise impiccandosi a un albero distante nemmeno cento metri da casa sua e da quella del suo violentatore. A distanza di più di anno da quella drammatica dipartita, il 4 marzo fu arrestato Matarazzo, allóra 36enne.
Violenza sessuale ed istigazione al suicidio le accuse formulate contro il colpevole, al termine di un anno di indagini svolte dai carabinieri della stazione locale. Ieri sera poi l’omicidio: dopo le 20, nei pressi della sua casa l’uomo è stato ucciso a colpi di pistola e trovato in una pozza di sangue dai genitori anziani. Diverse le piste battute dagli inquirenti, ma non si esclude l’ipotesi della vendetta.
Nei suoi confronti scattò l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Simonetta Rotili su richiesta del procuratore capo di Benevento, Giuseppe Maddalena, e del sostituto procuratore Anna Frasca. Finì in manette e trasferito in seguito nella casa circondariale di contrada Capodimonte, in attesa dell’interrogatorio avvenuto poi ieri alla presenza del suo legale, l’avvocato Ettore Marcarelli.
Il ritrovamento. L’inchiesta, partita all’indomani del rinvenimento del corpo della minorenne alla via Bocca di Frasso Telesino, trovata dal padre che non vedendola rientrare dopo ore di assenza è uscito a cercarla nei campi. Ai suoi occhi si presentò una scena raccapricciante: un filo di nylon legato ad un ramo di un albero stringeva il collo della figlia. Il corpo di Michela è, ormai, freddo. Non respira più. I tentativi di rianimazione sono inutili: Michela è morta per asfissia, decreterà l’autopsia.
Le violenze. Lui più grande di lei di 19 anni, si era approfittato di Michela e di una presunta infatuazione nei suoi confronti. Un incubo che la ragazza visse per due anni. Abusi che si sono ripetuti sino al suicidio di lei e che hanno avuto inizio, secondo i risultati dell’inchiesta, quando Michela aveva appena 14 anni. Ma non è tutto: si scoprì anche che prima di lei, era stata vittima di quell’uomo anche la sorella di Michela. Intanto Matarazzo aveva continuato a mantenere i rapporti con la famiglia Iorillo, come se nulla fosse accaduto.