A conclusione delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli sull’omicidio di Paolo Quadrano, alias “o castagnaro”, commesso il 27.12.1993 in Casal di Principe (CE), Corso Europa, i Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Casal di Principe hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli, nei confronti di un affiliato al clan dei Casalesi, ritenuto responsabile, unitamente ad altri tre attualmente collaboratori di giustizia, di omicidio commesso al fine di agevolare il clan dei casalesi, fazione Bidognetti, con l’aggravante della premeditazione.
La misura cautelare della custodia in carcere è stata notificata a Giuseppe Dell’Aversano, alias “Peppe o Riavolo”, classe ’64, ristretto presso la casa circondariale di Ascoli Piceno. Le fonti di prova che hanno determinato il GIP a condividere la valutazione di gravità indiziaria prospettata dall’ufficio di Procura sono costituite, in misura determinante, dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e, in particolare, dalle dichiarazioni di Domenico Bidognetti e Luigi Diana nonché da quelle di Emilio Di Caterino cui hanno fatto seguito le indagini di riscontro svolte dai carabinieri di Casal di Principe. Il quadro probatorio sopra delineato ha consentito di ricostruire il movente dell’omicidio e di individuare i partecipi del delitto. E’ stato accertato che duplice è stato il movente del fatto omicidiario.
L’azione di sangue va ricondotta, infatti, ad una lite intercorsa tra i figli gemelli della vittima e un altro esponente del Clan dei Casalesi, tale Salvatore Cantiello, alias “carusiello”. A tale movente individualistico si è accertato che si aggiunse un ulteriore movente riconducibile, questa volta, alle ragioni dell’ esistenza e dell’operatività del Clan dei casalesi. Invero, si era diffusa la convinzione che Quadrano fosse un confidente dei Carabinieri di Caserta.
Dell’Aversano si occupava dell’aspetto logistico: secondo gli investigatori consegnò infatti l’autovettura per l’agguato e fornì l’abitazione della madre e la propria come base di partenza per l’esecuzione e come punto di ritrovo dopo la commissione dell’omicidio. La scelta del tipo di arma, insolita per gli agguati di camorra contraddistinti solitamente da una maggiore potenza di fuoco, fu dovuta alla volontà di sviare le successive indagini.