“Precarietà abitativa: case comunali. Chi è perché le deve abitare. Una questione di giustizia sociale”. Si torna a parlare di case popolari, della necessità di completare le verifiche sugli occupanti degli immobili di proprietà dell’ente comunale, ma soprattutto di porre fine alle numerose situazioni di ingiustizia. Un’assemblea pubblica in tal senso, anche alla luce delle denunce mediatiche degli ultimi mesi, è stata organizzata dai circoli cittadini di Sel e Rifondazione. L’appuntamento è per il 6 dicembre (ore 18) nella sala Cavallo del palazzo municipale. Parteciperanno all’incontro, oltre ai segretari dei due circoli, Stefania Fanelli e Mauro Di Maro, Carla Napolitano (Cgil casa), Vincenzo Acampora (ex presidente Iacp) e Gennaro Centanni (già componente Commissione patrimonio del Comune di Napoli).
I dati dello scandalo. A Marano, come in altre realtà, la questione delle case popolari è particolarmente sentita, anche se dalle forze politiche – eccezion fatta per Sel e pochissimi altre – è stata spesso snobbata. E’ opportuno ricordare – come già evidenziato in precedenti articoli – che negli elenchi del Comune figurano molti assegnatari che non versano alcun canone. Ma c’è pure chi, pur pagando poche decine di euro d’affitto al mese, non ha certo una situazione reddituale tale da giustificare la sua presenza negli immobili del Comune: 105 appartamenti in totale, distribuiti tra il corso Europa, via Adige, viale Duca D’Aosta, via Vallesana e via XXIV Maggio, alcune dei quali potrebbero essere assegnati alle famiglie su cui incombono sfratti esecutivi, che sono in grave difficoltà economica o alle giovani coppie. Gli alloggi popolari sono attualmente occupati dagli eredi dei legittimi assegnatari, molti dei quali però morti già da qualche decennio. Si tratta, in sostanza, di nuclei familiari che gli stessi dirigenti del Comune non hanno difficoltà a definire “abusivi”. In termini numerici lo sono – secondo i dati forniti dall’ente comunale – il 90 per cento degli occupanti. Tra loro figurano anche insegnanti, medici, operatori di giustizia, ex dipendenti del Comune e persino qualche commerciante di spicco del panorama cittadino.