Mirta era bella. Secondo alcuni bellissima. 44 anni, incarnato scuro, labbra carnose. Ma probabilmente era vittima di un amore tormentato. A rivelare il retroscena sulla morte della dipendente della Sma Campania un sms scritto ritrovato dagli investigatori nella memoria del suo cellulare, ora sotto sequestro.
E’ successo tutto di fretta. Erano circa le 10 e 30 quando Mirta aveva appena staccato una telefonata dopo un litigio furioso che aveva attirato l’attenzione di altri dipendenti. La 44enne ha messo da parte il telefonino e si è alzata sul davanzale. I presenti si sono avvicinati, nel tentativo disperato di salvarla, hanno capito cosa stavano facendo. Ma lei, a quel punto, si è lasciata cadere dalla finestra al terzo piano della Reggia di Caserta, da un’altezza di 16 metri. Lo schianto l’ha uccisa dal colpo, tra le urla disperate degli altri dipendenti.
Il movente del gesto va ricercato in un malessere vicino alle pene patite per amore. Di certo, il suo è stato un «suicidio-messaggio», più che un’apologia della morte. Ha scelto una fine scenografica Mirta, architetto in servizio nella società partecipata Sma. Amava il flamenco e frequentava il museo Madre. Viveva a Chiaia. Si era laureata nel 2003 alla Federico II ed era iscritta all’albo. Una carriera era piena di luce, costellata di successi.
«L’abbiamo sentita litigare al telefono, dopo ha riagganciato e si è seduta sul davanzale della finestra, proprio lì, di fronte agli uffici della Soprintendenza», hanno raccontato al Mattino alcuni testimoni presenti ieri nella reggia. «Ha smanettato per qualche secondo con il cellulare, ma quando ha capito che volevamo salvarla si è lasciata cadere nel vuoto». Un custode del palazzo ha accusato un malore dopo aver assistito alla tragica scena.