Caso Fortuna, ipotesi pedopornografiia: “Più remunerativo dello spaccio di droga”

CAIVANO. C’è ancora una pista nell’inchiesta sul “palazzo degli orrori” al Parco Verde di Caivano. Nelle indagini partite per l’omicidiaodella piccola Fortuna Loffedo (violentata ed uccisa) e che poi si sono allargate anche al piccolo Antonio Giglio (morto in circostanze analoghe) spunta infatti l’ipotesi della pedopornografia. Ci sarebbe dunque una rete abusiva per la diffusione e la vendita di foto e video hard di bambini. Orchi pronti a coprirsi a vicenda per tenere nascosto il giro losco.

A confermare questa pista è l’avvocato Paolino Bonavita, da una settimana difensore di Raimondo Caputo (in cella con l’accusa di aver abusato e poi ucciso la bambina). “Ci siamo imbattuti – dice il legale in un’intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino – in elementi che portano verso la pista della pedopornografia, gestita da una rete di pedofili nel parco Verde, capaci anche di depistare gli inquirenti, creare ad arte prove false e individuare come colpevoli persone che non hanno nulla a che fare con loro. Perché il business è davvero più remunerativo dello spaccio di droga”. In un primo momento anche gli investigatori avevo seguito questa ipotesi ma era stata scartata. Addesso invece, a quanto pare, viene presa un’altra volta in seria considerazione.

Intanto “Titò”, com’è soprannominato Caputo, il 9 giugno sarà interrogato nuovamente dai magistrati per la morte del piccolo antonio, figlio della compagna Marianna Fabozzi. Anche quest’ultima al momento si trova in cella ed è stata accusata più volte dallo stesso Caputo. Un caso, insomma, dove ogni giorno spuntano ipotesi e possibili retroscena sempre più agghiaccianti.

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