Catania, vendono figlioletta al “compare di cresima”: abusata in cambio di soldi

Venduta dai genitori in cambio di soldi. La vittima è una 14enne, costretta a subire violenze e abusi dal “padrino” 43enne. E’ la terribile vicenda consumatasi a Caltagirone, in provincia di Catania. A finire in manette la madre e il padre della bimba, M.S., M.E., rispettivamente di 49 anni e 41 anni, nonché S. S. L., 43enne.  Le accuse -a vario titolo – vanno dal concorso in riduzione in schiavitù, atti sessuali con minorenne, violenza sessuale, sequestro di persona, cessione di sostanze stupefacenti, detenzione e porto abusivo di armi clandestine, ricettazione e minaccia a pubblico ufficiale, tutte aggravate.

Catania, vendono la figlia di 14 anni al padrino in cambio di soldi: arrestati

La storia horror comincia due anni fa, nel 2020. La famiglia della 14enne, afflitta da problemi economici, avrebbe deciso di usare la ragazzina come merce di scambio. Così i due genitori avrebbero indotto la giovanissima ad avere una relazione coniugale con un amico di famiglia, il padrino di cresima, in cambio di soldi e denaro. La 14enne è diventata così la convivente “geisha” del “compare” diventando di fatto la convivente. La 14enne si sarebbe intrattenuta nelle ore notturne a casa del 43enne e avrebbe provveduto anche ai pasti e alle faccende domestiche. Quando la ragazzina si ribellava alle volontà e ai capricci del “padrino”, erano i genitori a intervenire, picchiandola e rimproverandola.

Chi è il padrino

Il ‘padrino’ della figlia è un pregiudicato. Ha precedenti per ami e all’epoca degli abusi stava scontando l’affidamento in prova per una condanna precedente. Secondo il quadro accusatorio, avrebbe violentato la 14enne costringendola a un rapporto sessuale non consensuale e in una circostanza l’avrebbe segregata in casa per punizione. Si tratta, secondo gli inquirenti, di una personalità criminale pericolosa, che in passato avrebbe persino ceduto droga a un minore in comunità. Nel corso dell’indagine i carabinieri hanno trovato un fucile doppietta a canne mozze e una pistola revolver modello 375 magnum nella disponibilità di una coppia complice (arrestata) che sarebbe riconducibile proprio all’indagato 43enne. I due uomini sono finiti in carcere, mentre la donna è detenuta nell’Istituto per madri di Avellino.

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