Choc a Napoli, va a partotire ma la operano tre volte. 28enne rischia la vita

Napoli. “Ho presentato un’interrogazione consiliare urgente per capire se siamo di fronte a un nuovo caso di malasanità perché, per una serie di comportamenti che paiono davvero incoscienti, si sarebbe messa a rischio la vita di una persona che era entrata in ospedale per mettere al mondo una bambina e avrebbe subito due o tre operazioni inutili”.

Lo ha detto il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che, nel corso de La radiazza di Gianni Simioli, ha raccolto la denuncia di Giuseppe Gioioso, 39enne, che ha raccontato l’assurda vicenda capitata alla moglie, Simona Gallo, 28 anni, e che ha pronta una denuncia che sarà presentata in queste ore alla Procura della Repubblica per chiedere l’apertura di un’indagine.

Ecco il racconto di Giuseppe: “Siamo arrivati in ospedale, al primo policlinico, perché mia moglie aveva un po’ di dolori e il medico di turno ha riscontrato un invecchiamento della placenta che avrebbe potuto creare problemi anche alla bambina e ha predisposto il taglio cesareo che è stato fatto il 2 novembre. Alla nascita, quell’invecchiamento che si temeva, nei fatti, non sarebbe stato riscontrato, ma, comunque, il parto cesareo è andato bene. Successivamente, però, con il passare delle ore vediamo delle perdite di sangue dalla ferita di mia moglie e, solo dopo dodici ore di continue lamentele, il primario ha visitato mia moglie e, appena ha pressato sull’addome, è cominciato a uscire tantissimo sangue e si è deciso di andare nuovamente in sala operatoria dove mia moglie ha subito un’altra anestesia, questa volta totale, per poter rimuovere tutto il sangue che le si era accumulato all’interno.

Successivamente, è stata ricoverata in terapia intensiva, ma il suo calvario non è finito perché, qualche giorno dopo, alla vigilia delle dimissioni, la rimozione del drenaggio, un’operazione semplicissima, non è andata come dovrebbe andare e un pezzo del tubicino è rimasto nell’addome costringendo mia moglie a una nuova operazione in anestesia locale. Ma, anche in sala operatoria, le cose non sono andate come dovrebbero perché, nonostante fosse scritto nella cartella clinica, non hanno tenuto conto dell’allergia a un tipo di anestetico e, quindi, per evitare guai maggiori visto che era andata in choc e rischiava il blocco respiratorio, le hanno fatto un’altra anestesia totale. Per fortuna, alla fine, è andato tutto bene e mia moglie e mia figlia, nei prossimi giorni, saranno dimesse, ma lo choc che ha subito e le tante medicine che ha dovuto prendere le impediranno di allattare e le hanno creato una paura tale che difficilmente potremo avere altri figli”.

“La denuncia di Giuseppe ci ha lasciati senza parole e crediamo che sia giusto e doveroso avviare un’indagine per capire se e quali errori sono stati commessi per poi processare e punire i responsabili” hanno aggiunto Borrelli e Simioli invitando “altre persone che hanno avuto problemi con la sanità, nel momento del parto, a denunciare quel che è successo”.

“Questa storia dimostra che il taglio cesareo mette a rischio la vita delle mamme e dei bambini che devono nascere e, per questo, interventi del genere, che sono vere e proprie operazioni, vanno fatti solo quando sono realmente necessari” ha aggiunto Borrelli ricordando di aver presentato “una proposta di legge che prevede di equiparare il costo del taglio cesareo a quello naturale quando vengono superate le medie nazionali”.

“In pratica, in base ai dati più recenti che saranno poi aggiornati di anno in anno, la Regione pagherà per un taglio cesareo la stessa somma che si paga per un parto naturale una volta superata la media nazionale del 36%” ha precisato Borrelli per il quale “non è più accettabile che in Campania si registrino medie di tagli cesarei vicine al 70% con punte superiori al 90% in alcune cliniche”.

Comunicato stampa

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