Clan Mallardo, arriva la condanna per i prestanome di Sabatino ‘o Champagne

Giugliano. Arriva la sentenza per i familiari e i prestanome di Sabatino Granata, detto ‘O Champagne. Sono stati condannati a pene comprese tra i 4 e i 5 anni di detenzione. Sono accusati di intestazione fittizia di beni. Il pm, nella requisitoria di oggi presso il Tribunale d’Apello di Napoli, aveva chiesto 7 anni di carcere per i familiari e l’assoluzione per gli altri imputati, ma il Tribunale di Napoli ha condannato i familiari a 5 anni e gli altri imputati a 4 anni di carcere.

Secondo gli inquirenti dell’Antimafia di Napoli il boss-imprenditore avrebbe intestato immobili ed altri beni ad altre persone, principalmente suoi parenti, per eludere i controlli.

Granata è attualmente detenuto dopo essere stato giudicato, col rito abbreviato, per le accuse di associazione camorristica, reimpiego di capitali del clan Mallardo ed altri reati (condannato in alcuni casi ed assolto in altri per una pena di 7 anni e 4 mesi di reclusione). Soldi che sarebbero arrivati – secondo gli inquirenti della Dda – soprattutto da narcotraffico e racket da parte della cosca giuglianese. Fu accusato dal pentito Giuliano Pirozzi di essere un affiliato ai Mallardo.

‘O champagne è finito l’ultima volta in cella nel gennaio 2015 dopo la decisione della Cassazione che ribaltò quella del Riesame. Adesso in questo processo sono alla sbarra persone (familiari o conoscenti) intestatarie di beni che sarebbero riconducibili a lui. L’imprenditore grazie alla vicinanza alla cosca sarebbe riuscito ad accaparrarsi anche appalti pubblici e privati.

Nel gennaio del 2011 gli uomini del Gico della Guardia di Finanza eseguirono un sequestro di circa 30 milioni di euro, beni situati sulla fascia costiera di Giugliano (nella frazione di Licola) ma anche in Lazio, Abruzzo, Toscana e Lombardia. Sotto chiave finirono diversi immobili, rapporti finanziari ma anche attività commerciali. In totale nell’operazione finirono sotto sequestro: 127 unità immobiliari, 14 società, 38 veicoli e 192 rapporti bancari. La confisca è arrivata nel maggio del 2015.

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