Arriva la sentenza per Mimmo Di Nardo, detto o pisciaiuolo. Era imputato per aver commesso 7 reati: estorsione consumata aggravata, rapina consumata, tentata estorsione, porto e detenzione di un fucile, lesioni pluriaggravate, ricettazione di armi, tutte commesse con l’aggravante mafioso, per aver agevolato il clan Mallardo (il cosiddetto articolo 7, oggi 416 bis comma 1 del codice penale).
Di Nardo Domenico alias o pisciaiuolo, ras del clan Mallardo, è stato condannato alla pena finale di 8 anni di reclusione, dal GUP del Tribunale di Napoli Dottoressa Federica Girardi.
Accolta la richiesta dell’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, il Giudice partenopeo ha ridimensionato la pena inflitta, con richiesta del pubblico ministero della DDA Dottoressa Antonella Serio di condanna severa a 12 anni di reclusione.
L’uomo si trova attualmente presso la casa circondariale di Secondigliano. Il collaboratore di giustizia Filippo Caracallo, oggi deceduto, lo aveva indicato come affiliato al clan Mallardo.
L’arresto di Domenico Di Nardo
I carabinieri hanno arrestato il 39enne Domenico Di Nardo, ritenuto contiguo al clan Mallardo, con l’accusa di aver chiuso a chiave un pachistano per convincerlo a cedere la sua abitazione. Di Nardo è stato arrestato su indagine condotta dalla DDA dai carabinieri della Compagnia di Giugliano, che hanno disposto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Napoli.
Il 39enne di Giugliano era ritenuto contiguo al clan camorristico denominato “Mallardo”, operante su Giugliano in Campania e comuni limitrofi.
Chi è Domenico Di Nardo
L’uomo è accusato dei reati di estorsione, rapina e detenzione illegale di armi, aggravati dal metodo e dalle finalità mafiose. Secondo quanto raccolto durante la fase investigativa, si sarebbe reso protagonista, insieme ad altre persone in fase di identificazione, di due distinte estorsioni. Rispettivamente commesse ai danni di un cittadino extracomunitario e di un imprenditore della provincia di Caserta.
Le minacce
L’indagine ha documentato che Di Nardo, con reiterate minacce di morte e con l’utilizzo di armi, aveva costretto un cittadino pachistano, residente in un appartamento acquistato ad un’asta giudiziaria, a lasciare la sua abitazione. Arrivando a sottrargli, dopo aver fatto irruzione nel suo domicilio, alcuni oggetti e soldi che lo stesso custodiva nella sua dimora. E a chiuderlo a chiave in uno sgabuzzino percuotendolo con una mazza di ferro e spaventandolo esplodendo sul pavimento dei colpi di arma da fuoco.
La seconda estorsione
Nel secondo caso Di Nardo, evocando la sua appartenenza al clan Mallardo di Giugliano, aveva rivolto delle minacce ad un commerciante dell’area di Casal di Principe. Intimandogli di saldare un debito di 27mila euro che lo stesso aveva contratto in relazione ad una asserita morosità nel pagamento del canone di locazione di un capannone.
I militari hanno rinvenuto, all’interno di un circoletto di proprietà del Di Nardo, un fucile a canne mozze e con matricola abrasa la cui disponibilità. A seguito di ulteriori approfondimenti investigativi, riconosciuta anche a carico di un soggetto di 16 anni. Il minore è stato collocato in comunità in esecuzione ad un provvedimento richiesto dalla Procura presso il Tribunale per i Minorenni che gli ha contestato i reati di concorso in detenzione, ricettazione di armi e favoreggiamento.