Clan Mallardo, nuova mazzata per boss della cosca: arriva la sentenza per Amicone, Moraca e Pino Taglialatela

Arriva la sentenza in primo grado per alcuni esponenti del clan Mallardo coinvolti nell’operazione “Crash”. Alla sbarra alcuni storici boss dell’organizzazione criminale, familiari dei capiclan e non solo. Tra questi Mauro Moraca, Giuliano Amicone e l’ex portiere del Napoli Pino Taglialatela. ‘Batman’ è stato assolto.

“E’ la fine di un incubo! – ha scritto l’ex giocatore originario di Ischia su twitter – Grazie all’affetto che avete avuto nei miei confronti, mi è servito per combattere e vincere. La giustizia esiste”. Per Mauro Moraca, invece, la pena è di 13 anni di reclusione ed è difeso dagli avvocati Giuseppe Pellegrino e Gaito. Assolto Carlo Antonio D’Alterio difeso dagli avvocati Trofino, Marco Sepe e Quaranta perchè il fatto non sussiste.

Amicone Giuliano condannato a 8 anni di reclusione è difeso da Antonio Giuliano Russo e Antimo D’Alterio. Pirozzi Giancarlo condannato alla pena di 4 anni e 8 mesi di reclusione difeso da Virgilio Marino. Assolti anche Riccardo Carlo De Cicco, Bernardino Diana e Silvio Diana, Giuseppe Taglialatela e Raffaella Graziano, quest’ultima difesa dall’avvocato Michele Giametta.

Per Moraca e Amicone il giudice ha stabilito anche l’interidizione perpetua dai pubblici uffici mentre per Pirozzi l’interidizione per la durata di 5 anni. A Moraca inoltre sono stati confiscati terreni, diverse abitazioni e un conto corrente.

Gli imputati erano accusati di estorsioni per conto del clan Mallardo a due cantieri di Giugliano: uno in via degli Innamorati e l’altro all’ospedale San Giuliano. L’ex portiere del Napoli invece doveva rispondere di intestazione fittizia di beni e 416 bis. Il pm aveva chiesto per lui 14 anni di reclusione.

L’operazione portò all’arresto di cinque esponenti di spicco della cosca, tra questi anche Feliciano Mallardo. Grazie a intercettazioni nell’agenzia Broker e lunghe indagini gli investigatori riuscirono a stabilire i vari ruoli degli arrestati all’interno dell’organizzazione.

In quell’operazione furono eseguite anche perquisizioni negli uffici della Asl Napoli 2 Nord in quanto fu accertata l’infiltrazione dei Mallardo in diversi settori quali quello degli appalti presso gli ospedali, la partecipazione di imprese “amiche” a gare pubbliche, la vendita di terreni di proprietà dell’Asl napoli 2 nord che permettevano di procurare all’organizzazione ingenti profitti.  Vittima del racket fu anche un imprenditore che stava effettuato lavori di ristrutturazione all’interno dell’ospedale di Giugliano.

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