Riciclavano denaro per conto del clan dei Casalesi. E’ quanto ha scoperto la Guardia di Finanza che stamattina ha eseguito 63 provvedimenti cautelari tra Napoli, Caserta e Salerno, emessi del gip di Napoli su richiesta della Dda partenopea.
Colpo al clan dei Casalesi, blitz della Finanza sul maxi riciclaggio: 48 arresti tra Napoli, Caserta e Salerno
Gli indagati sono ritenuti coinvolti nel maxi riciclaggio di denaro, oltre 100 milioni di euro, compiuto attraverso sistematiche e ingenti frodi fiscali. Per 48 persone è stata disposta la custodia cautelare in carcere.
Le indagini hanno consentito di appurare come il gruppo criminale sia riuscito a infiltrarsi in settori strategici dell’economia, in particolare nel settore dei petroli e dei legnami oltre che nell’edilizia e negli appalti pubblici.
Secondo la Dda di Napoli uno degli organizzatori della maxifrode era Giuseppe Guarino, ritenuto contiguo al clan dei Casalesi – fazione Zagaria – e la sorella Luisa, parenti di Maurizio Capoluogo, al vertice della cosca di Casal di Principe.
I ruoli
In particolare, Guarino si occupava del mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. Il sistema si fondava sull’utilizzo di denaro frutto di frodi fiscali commesse sul territorio nazionale, all’interno del quale ciascuno aveva un ruolo ben definito.
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C’era chi emetteva fatture, chi faceva i bonifici, chi prelevava e portava soldi nelle case del clan.
Oltre ai fratelli Guarino, in carcere sono finiti anche Luigi Austero, Nicola Aulisio, Giovanni Rinaldi, Giovanni Mignano e Youssef Christian Hathrouby. Arrestato anche Salvatore De Martino, nuovo reggente del clan con base nel popolare rione Fiat e sua moglie Maria, Francesco Pignatiello e suo figlio Pasquale.
La maggior parte degli indagati è originaria di Aversa, Parete, San Marcellino, Trentola Ducenta, Casapesenna e Caserta. Figurano anche persone delle province di Napoli e Salerno.
51 società coinvolte
I significativi flussi finanziari ricostruiti dai finanzieri hanno trovato la loro origine in fatture false emesse e utilizzate da ben 51 società di comodo, operanti in vari settori, tra cui la commercializzazione di prodotti petroliferi, di imballaggi e di pezzi di ricambio per auto. Sia italiane, con sedi nelle province di Napoli, Roma e Salerno, che di diritto ungherese.
Le somme prelevate – circa 80 milioni di euro nel periodo 2016-2020 – venivano trasferite ad esponenti del clan dei Casalesi, al fine di provvedere al sostentamento di svariate famiglie di detenuti dello stesso clan.