Comunità di Sant’Egidio ad Aversa. Per strada con i poveri

Si parla spesso di senzatetto, senza fissa dimora, considerandoli una categoria o dei numeri. Può accadere, che uomini e donne, perlopiù invisibili, diventino visibili per accusarli del degrado cittadino. Per chi li incontra nelle distribuzioni serali di panini, bibite, coperte come facciamo noi della Comunità di Sant’Egidio, questi “Amici per la strada” hanno un volto, un nome, una storia.

Savio lo abbiamo incontrato alla stazione di Aversa, lo scorso anno, è originario di un paese limitrofo, ha sessantacinque anni e problemi di salute. Lo abbiamo adottato subito, come un amico speciale. Savio ci ha raccontato che fino a quando i legami familiari -la mamma anziana, il fratello disoccupato, i nipoti- hanno tenuto è andato avanti, poi isolato, dopo la morte della madre, ha perso tutto: lavoro, casa, affetti.

Gli abbiamo voluto bene e abbiamo cercato insieme una strada per una vita più dignitosa perché vederlo dormire sotto la pioggia, alle intemperie, sporco e affaticato ci angosciava. Prima è stato accolto dalla comunità di Sant’Egidio durante il periodo di emergenza freddo, poi dalle suore Missionarie della carità e infine in una casa alloggio in collaborazione e in rete con i servizi sociali, l’assessore alle politiche sociali e il sindaco del suo paese d’origine.

Un lavoro di squadra, a volte faticoso, ma sinergico, fatto con l’intelligenza del cuore, la compassione e la misericordia. Insieme si può fare molto e bene, a nessuno piace vivere per strada, mai è stata una scelta, sempre c’è possibilità di recuperare, ma insieme. E’ vero ci sono altri Savio, che continuano a vivere per strade ad Aversa e altrove, ma insieme a loro incontriamo anche tanta gente che vuole tendere la mano ed ha desiderio di aiutare, ma magari non sa in che modo. C’è bisogno di conoscere, incontrare e ascoltare tutti, soprattutto i più poveri..

I senzatetto di Aversa, come ci hanno ricordato anche il nostro Vescovo Angelo e don Carmine Schiavone, non sono “una colonia”. Con i giovani di Sant’ Egidio vogliamo ribadire che la lotta non è contro di loro, ma contro la povertà e la solitudine che li attanaglia. Anche i condomini e i negozianti che incontrano questi nostri amici poveri, ci sembrano desiderosi di trovare soluzioni, più che condannare o isolare, perché l’emarginazione non giova a nessuno.

Lo hanno testimoniato Alexandrine, amata da tanti e che ora ha una vita dignitosa, perché accolta. Nicola che viveva in una roulotte, sostenuto fino alla fine, da una rete di amicizia nata intorno a lui.

Certo ci sono ancora troppe violenze che i nostri Amici per strada subiscono. Vogliamo, per questo, stringere sempre di più un’ alleanza con chi non considera i poveri come problema sociale e rifiuta la globalizzazione dell’indifferenza scegliendo di incontrare, sostenere e sognare per loro e con loro un futuro diverso,una vita migliore.

Ognuno può tendere una mano attraverso un gesto concreto come portare una bibita fresca d’estate o una coperta che li ripari dal freddo. Insieme possiamo costruire una città più umana e solidale. Voltarsi dall’altra parte non risolve il problema, lasciarsi raggiungere dal grido di chi soffre ci fa scoprire la bellezza del sorriso della stretta di mano, del chiamare per nome.

Chi vive nel bisogno e nelle difficoltà non vuole restarci, per molti vivere per strada è l’unica possibilità. Il decoro di una città è saperli accogliere e saper ridare dignità a ciascuno. Aversa è città di tutti, anche di coloro che sono caduti e aspettano una mano per rialzarsi; può accadere ad ognuno di scivolare e cadere.

Sempre più per strada si incontrano anziani, disabili, famiglie di questa città, che scivolano nella povertà assoluta. E’ una povertà che prende tanti, è per noi una domanda aperta su cui riflettere, una ferita da risanare. Se una città si disumanizza è responsabilità di tutti. Occorre ancora di più essere rete di protezione in un’azione sinergica tra assistenti sociali, istituzioni e tutti noi. Sant’Egidio, Caritas, associazioni. Noi ci siamo! No, non chiamiamoli “colonie”. Sono poche decine di persone e per noi fratelli e sorelle.

Facciamo attenzione a non considerarli come dei “senza nomi”, numeri o problemi. I poveri, i sofferenti, come ci ha ricordato Papa Francesco, sono per ciascuno di noi un’occasione per manifestare la sollecitudine e la solidarietà di una società nei confronti dei più deboli, un dono per restare umani e costruire insieme una convivenza pacifica.

                                Francesca- Comunità di Sant Egidio Aversa

 

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