Non ci saranno limitazioni da regione a regione, come si era prefigurato. Ci sposterà tutti con le mascherine e rispettando il distanziamento sociale. E’ quanto ha dichiarato il premier Giuseppe Conte nel corso del suo intervento al Senato della Repubblica oggi, 21 aprile.
Conte al Senato: “App immuni su base volontaria”
Anzitutto il capo del Governo ha spiegato che l’app “Immuni” sarà su base volontaria. Il mancato utilizzo non comporterà limitazioni alla propria libertà di circolazione. E’ però un ottimo modo per tracciare gli spostamenti di chi ha già contratto il virus. “Il Governo è consapevole della necessità di rafforzare i sistemi di prevenzione – ha proseguito Conte – e il tampone è l’unico strumento certo di identificazione del virus”.
Come sarà la fase 2
Sembrano al momento scongiurate le voci su presunte limitazioni differenziate o riaperture per macro-aree. Il Paese, secondo Conte, deve ripartire unito. Per contenere il contagio bisognerà continuara a garantire il distanziamento e sarà promosso “l’utilizzo diffuso di dispositivi di protezione individuale fino a quando non saranno disponibili una terapia o un vaccino”. Finchè non ci saranno, si dovranno usare le mascherine. Ma, dice il premier, “Ci saranno modifiche sul distanziamento sociale”.
La riapertura del Paese e la fine del lockdown sarà unica. Spetterà poi ai singoli governatori adottare dunque misure eventualmente più restrittive nelle zone a rischio. “Sono in programma aperture omogenee su base nazionale. Tutti allo stesso momento. Bisogna procedere ad un allentamento delle misure – ha detto – e in questa maniera si potrà preservare il tessuto produttivo. Il motore del Paese deve ripartire, ma serve un piano articolato“.
Infine una nota sulla crisi economica. Sono in arrivo altri 50 miliardi di euro per sostenere le fasce più colpite. La chiusura dei luoghi di lavoro e l’isolamento forzato hanno creato una situazione di crisi. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, lo ha sottolineato sostenendo che “l’emergenza incide sulle fasce più fragili e gli interventi programmati finora non sono sufficienti. Si rischia di creare una nuova povertà”. Per questo, “gli interventi economici dovranno essere più incisivi”.