MELITO. La crisi politica a Melito è appesa a una diffida, quella della prefettura sull’approvazione del bilancio. Sostenitori e oppositori di Carpentieri sono in fibrillazione in questi giorni perché dopo il fallito tentativo di sfiducia dinanzi a un notaio le sorti dell’amministrazione sono legate al bilancio. E per restare in sella il sindaco ha bisogno di almeno tredici voti: se non viene approvato il bilancio la legge prevede lo scioglimento. Questa mattina alcuni esponenti del Pd si sono recati in prefettura per avere notizie riguardo la diffida appunto.
Il motivo di questa attenzione è che il Pd ormai è in totale rottura con il sindaco e da tutti i lati chiede le sue dimissioni. Ma dal giorno in cui sarà inviata la diffida può dipendere il destino dell’amministrazione. Da quella data infatti il consiglio ha venti giorni di tempo per approvare l’atto. E se l’avviso della prefettura arriverà a breve e Carpentieri non dovesse avere i numeri necessari la città potrebbe andare al voto già a giugno. Motivo questo che spingerebbe il Pd a convocare il prima possibile il consiglio e sperare che dall’opposizione il sindaco non trovi alleati che votino a favore. Se invece i tempi dovessero dilungarsi la città dovrebbe subire un anno di commissariamento, in caso di scioglimento, perché non ci sarebbero più i tempi per il voto di giugno e dunque si dovrebbe attendere la prossima primavera. A questo si aggrappano i sostenitori del primo cittadino, sperando che l’ombra di un anno di commissariamento possa scoraggiare gli indecisi.
Dalla sua però Carpentieri ricoprendo ancora la carica di segretario provinciale del partito, ha ancora la possibilità di commissariare il circolo del Pd di Melito, avendo ormai contro la gran parte del partito locale. E con questa mossa, neppure troppo a sorpresa, potrebbe sparigliare le carte in tavola.