Sembra l’incipit di una nuova sceneggiatura di “Benvenuti al Sud”. Lui, Emanuele Righi, responsabile dell’ara tecnica del Giugliano Calcio, racconta com’è stato l’impatto con la città la scorsa estate, quando accettò l’incarico offerto dal presidente Alfonso Mazzamauro. Lasciare Bologna per un comune del Mezzogiorno. Caos, traffico, caldo. E i tanti pregiudizi accumulati da anni e anni di notiziari e servizi giornalistici nazionali sulla camorra e sulla Terra dei Fuochi. Ma poi, dopo 12 mesi di passione, al termine di un anno coronato dalla promozione in Lega Pro e dalla vittoria del campionato di serie D, è sbocciato un amore.
Da Bologna a Giugliano, il racconto del direttore tecnico dopo la promozione: “Un caos organizzato”
“Ricordo ancora il primo giorno in cui sono arrivato a Giugliano – scrive Righi in un post Facebook mentre è nella sala d’attesa della Tav di Afragola -, preoccupato forse anche intimorito perché nascondercelo, io bolognese in un territorio di cui sapevo poco e quel poco sinceramente non era proprio il massimo. I primi contatti, la viabilità, il caldo… non ci capivo tantissimo. Poi il Sestile, con rispetto per il De Cristofaro, ‘ma se vieni in questo stadio senti che c’è l’anima del Presidente…’, gli sguardi, i profumi, Giugliano è un caos organizzato. C’è da fare calcio e capisci subito che qui non è sport ma è un messaggio che veicola l’orgoglio di questa gente così fiera, senza filtri. Siamo giuglianesi. Mi perdo nelle strade, non si capisce dove è il centro, cominciano gli allenamenti e venite in tanti al parlare alla squadra. La maglia, il peso, il sudore. Ora possiamo dircelo: non siete stati simpatici i primi giorni, forse perché troppo scottati da gestioni passate”.
Ma la diffidenza iniziale viene presto superata. E’ il miracolo dello sport, che riesce ad appianare anche le differenze geografiche e culturali. “Scatta la scintilla – racconta – ci capiamo subito, adesso davvero è per sempre. I risultati, uno dopo l’altro. Ascione sul campo perfetto, che diventa la chiave per farci capire la “nostra” città. Il Mister Ferraro che sceglie una linea quasi aristrocratica. Pochi fronzoli, solo lavoro e risultati con qualche parola di troppo, da parte di qualcuno, su un professionista che ha stravinto la sua, nostra, sfida. Ed è funzionato perché lui è il riflessivo, quasi glaciale, io il sanguigno: coppia perfetta. Il Prof che non sbaglia una seduta, il preparatore dei portieri che vede il suo lavoro sui giornali con record di imbattibilità… che bella che sei Giugliano. Con le chiese nascoste, i sorrisi, le parole che comincio a capire ma dove è il centro a Giugliano…poi, non ultima, la squadra. Ragazzi fantastici, forti non fortissimi, che hanno deciso di dare una svolta alla nostra vita”.
L’addio
Righi si apre, spiega le difficoltà di lavorare con una persona come lui, poi la scelta dell’addio dettata anche da ragioni familiari dopo la promozione: “Sono stato una persona fortunata che ha cercato di far capire quanto contasse vincere perseguendo l’unica strada che conosco: un uomo solo al comando che si prende oneri e onori. Giusto o sbagliato, The winner is… sono il più fortunato del mondo al lavorare qui. Costruire una squadra forte, ma non fortissima per mie incapacità, guidata alla grande da uno staff di persone normali che sono diventate fenomeni. Lascio perché so che meglio di così è difficile, non impossibile sia chiaro, perché la famiglia Mazzamauro se vuole, se gli permettete di sbagliare, vi porta in B. Lascio perché ho 4 figli e pur fantastici, e già piccoli adulti, hanno bisogno di papà un po’ più vicino, lascio perché lasciare da vincenti si avvicina all’eternità del non essere mai dimenticati. Ho Mantova nel cuore, da qualche tempo c’è una parte di questo che parla, parlerà, fortissimo di Giugliano. Grazie con tutto l’amore calcistico che posso. Magari è un arrivederci di sicuro, con il vostro permesso, sono un nuovo giuglianese adottato”.