Danni irreparabili sul Vesuvio: cento gli ettari distrutti dalle fiamme

Un parco andato completamente perduto, devastato dalla ferocia delle fiamme. C’è un silenzio pesante, da quelle parti. S’intravedono soltanto gli scheletri degli alberi, molti dei quali sono ricoperti da fitta cenere. Occorrerà aspettare, forse, altri tre giorni prima di fare una stima esatta dei danni e valutare dei programmi di ricostruzione del Parco Nazionale.

Sono oltre 100 gli ettari boschivi andati distrutti nel corso degli incendi che stanno interessando l’area vesuviana. Choccante l’immagine dal satellite, che mostra un Vesuvio “mangiato” dalle fiamme. Al momento, viene definito contenuto il fronte sul versante Nord tra Ercolano e Torre del Greco – come riporta il comunicato ufficiale della protezione civile – mentre è ancora complessa la situazione ad Ottaviano, Terzigno e Agerola-Monti Lattari. Sotto controllo la situazione a Cava Sari e agli altri siti dei rifiuti di Terzigno.

Il fuoco è stato tamponato anche grazie alla realizzazione di una vasca di acqua artificiale in grado di pompare 4mila litri al minuto che ha consentito un rapido approvvigionamento degli elicotteri. L’Arpac ha rilevato concentrazioni elevate di biossido di azoto, biossido di zolfo e diossina nell’aria, che supererebbero anche i limiti di legge.  In particolare gli esami condotti hanno registrato a San Sebastiano un aumento della concentrazione di monossido d’azoto, nitrito e tutti gli ossidi di azoto e le loro miscele nella notte di ieri sera con un massimo di 141 microgrammi/metro cubo per diossido di azoto.

Circa mille sono le persone impegnate sull’intero territorio regionale tra volontari, Vigili del fuoco, Sma Campania, personale dell’Antincendio boschivo e della protezione civile regionale che supportano da terra gli interventi che stanno effettuando Canadair nazionali ed elicotteri regionali. Agli aerei dei Dipartimento nazionale di Protezione civile si stanno aggiungendo altri due mezzi aerei antincendio francesi. Si attendono ulteriori aggiornamenti.

Silvia D’Angelo

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