David Bowie, quella pagina di arte da raccontare ai figli

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È stato un ragazzo di 24 anni a descrivere perfettamente su un social la morte di David Bowie: “È morto David Bowie e per chiunque ami la musica, specialmente il Rock, è una mazzata. Fidatevi.”

Un artista si definisce storico, quando attraversa le epoche è resta sempre li, nelle classifiche  e nelle orecchie di chi lo ascolta. Si definisce unico quando solo ascoltando quattro battute cantate, e dico quattro battute, lo si riconosce. David Bowie classe 47, era ed è tutto questo, portato via da un cancro dopo aver lottato per 18 mesi.

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Nel 66′ comincia la sua carriera, dopo meno di un ventennio era già un mito, attraversando anni, stili è stato uno dei pochi artisti, forse l’unico, in grado di mettere insieme pop e rock, teatro e modernità, letteratura, arte visiva e trasgressione. Il resto non si racconta, è nei dischi.

Tre giorni fa, nel giorno del suo 69o compleanno, è uscito Blackstar, l’album testamento. Aveva annunciato prima dell’uscita del disco il suo definito e irrevocabile ritiro dai palcoscenici. E come capita sempre quando un’artista muore, adesso lo ascolterà anche chi non l’ha mai seguito.

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