Diceva di fare l’avvocato: le bugie di Narciso dietro i litigi. La moglie: “Ho sposato un mostro”

Troppo, tante bugie. Sarebbero state queste le ragioni dei litigi scoppiati tra Salvatore Narciso e Agnese d’Avino, i genitori della piccola Ginevra. L’uomo aveva detto di lavorare come avvocato. Invece era un semplice dipendente dello studio del fratello, Salvatore, entrambi figli di un altro noto avvocato casertano, Biagio.

Le bugie di Salvatore Narciso. “Ho sposato un diavolo”

Menzogne che avrebbero fatto vacillare la stabilità della coppia e che avrebbero spinto Agnese, medico, a valutare la separazione. E pensare che sul profilo Facebook di Agnese campeggiano diverse foto che la ritraggono insieme al marito durante il matrimonio. Tre anni fa appena. Una coppia apparentemente felice. “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”, scriveva la madre di Gineva pochi anni fa. Ieri, invece, urlava dal balcone dei suoi genitori, in via Cozzolino a San Gennaro Vesuviano, in preda alla disperazione: “E’ un animale. Anzi, no, gli animali hanno più dignità. Ho sposato un diavolo. E’ un mostro”.

Gli attimi prima della tragedia

Salvatore e Agnese erano arrivati a casa dei genitori di lei la sera prima. Una tappa quasi obbligata prima di partire per le vacanze ad Agropoli. La sera prima avevano avuto l’ennesima discussione, poi la calma apparente prima della tempesta. I tre fanno colazione: la piccola Ginevra fa cadere del latte sulla tovaglia. Agnese prende la tovaglia e la porta in lavatrice. E’ il momento in cui l’uomo consuma il suo piano diabolico: afferra Ginevra, sale al secondo piano, apre il finestrino delle scale che danno sul terrazzo e scaglia la piccolina nel vuoto.

La bimba si schianta al suolo dopo un volo di diversi metri. Salvatore Narciso si getta a sua volta. L’uomo, in gravi condizioni ma cosciente, viene portato all’ospedale Cardarelli di Napoli, dove nel tardo pomeriggio è stato sottoposto ad un intervento alla colonna vertebrale per le lesioni riportate nell’impatto. Non è stato ancora interrogato. Quando gli è stata chiesta conferma della prima versione dell’accaduto, si sarebbe limitato ad annuire. Non è ancora in grado di spiegare il perché.

La disperazione del nonno

Intanto c’è incredulità e disperazione in via Cozzolino. Il nonno di Ginevra non riesce a crederci, si rammarica per non essere stato presente in casa e non aver assistito alla discussione tra il genero e la figlia. ”Forse se fossi stato in casa avrei capito, lo avrei fermato” dice. Sul posto arriva anche il pm della Procura di Nola per avviare le indagini sulle quali al momento c’è il massimo riserbo. I carabinieri, infatti, stanno ascoltando familiari e vicini nella speranza di riuscire a ricostruire l’accaduto e le ragioni che hanno spinto il 35enne a compiere l’omicidio della bimba.

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