La pasticceria Buttlefly non era un semplice laboratorio dolciario, era molto di più: un luogo di ritrovo per il boss e i suoi affiliati. Non solo per i dolci, la cui produzione era finanziata dal clan, ma anche perché all’interno del locale avvenivano le consegne dei “pizzini” da destinare al boss Michele Zagaria durante la sua latitanza.
Nelle prime ore della mattinata, agenti della Polizia di Stato di Caserta e della Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e Napoli, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari di Napoli, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, a carico di FONTANA Pasquale, classe 72 e SANTORO Giuseppe classe 68, titolari di noti punti vendita nel settore dolciario, denominati “Butterfly”, con locali siti su tutto il territorio campano, gravemente indiziati del delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso e del delitto di
intestazione fittizia di beni, aggravata dal metodo mafioso.
L’indagine, condotta con l’ausilio di attività tecniche di intercettazione, sia telefoniche che ambientali, corroborate da dichiarazioni di vari collaboratori di giustizia sull’argomento, ha consentito di accertare che gli indagati organizzavano incontri riservati con Michele Zagaria e con altri affiliati al fine di pianificare le attività del clan e che Santoro Giuseppe, oltre ad ospitare Zagaria nella propria abitazione e in quella di suoi stretti familiari, metteva a disposizione di diversi affiliati il locale pasticceria “Butterfly” di Casapesenna per la consegna di ‘pizzini’ da destinare al capo clan durante la sua latitanza.
Santoro, inoltre, riceveva un grosso finanziamento da Zagaria, con cui era in società, che gli consentiva di estendere l’attività commerciale della Butterfly s.r.l. aprendo vari punti vendita sul territorio campano, presso i quali venivano, poi, assunti diversi parenti di affiliati al clan, al fine di procurare loro un lavoro apparentemente lecito.
L’attività d’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea e condotta dalla Direzione Investigativa Antimafia di Bologna e Firenze e dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, ha permesso di svelare la partecipazione attiva del “clan dei Casalesi”, mostrando sia il tentativo di infiltrazione nel tessuto economico-sociale dell’Emilia Romagna da parte di imprese nate e operanti in territorio campano, sia l’intestazione fittizia delle stesse a soggetti
ritenuti gravitanti nell’orbita del predetto aggregato camorristico.
Oltre ai citati indagati, sono state denunciate altre otto persone, per il delitto di intestazione fittizia di beni aggravata dal metodo mafioso, in quanto responsabili di essersi fittiziamente intestati pasticcerie riconducibili, in realtà, al clan. Nel corso dell’operazione, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia Giudiziaria ha anche proceduto al sequestro di quote societarie, conti correnti ed autovetture riferibili agli indagati.
A carico del Santoro il provvedimento è stato eseguito presso il carcere di Secondigliano, ove si trova detenuto per altra causa, mentre Fontana, al termine degli atti di rito, è stato condotto presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere.