Don Giovanni Liccardo, decano dei parroci della città, lascerà la parrocchia di San Castrese. Sarà cappellano del carcere di Poggioreale

Don Giovanni Liccardo, 63 anni compiuti lo scorso aprile, decano dei parroci di Marano e personalità tra le più influenti degli ultimi decenni, dirà addio ai fedeli e alla comunità della chiesa del santo patrono della città, da lui diretta dal lontano 1980. Il sacerdote ha infatti compiuto una scelta di vita, radicale e per molti versi coraggiosa che lo porterà – nel giro di qualche giorno – ad occupare un nuovo incarico all’interno del clero napoletano. Da settembre sarà infatti il nuovo cappellano (assistente spirituale) del carcere di Poggiorale. La decisione sarà comunicata ufficialmente alla città nel corso della santa messa del 1 settembre, che si terrà nella parrocchia (San Castrese) in cui sono formati migliaia di giovani e al centro di numerose iniziative di carattere religioso e sociale. “Mi dedicherò al Vangelo in maniera diversa – spiega il sacerdote – seguendo le indicazioni e gli inviti lanciati da papa Francesco, che sta chiedendo ai sacerdoti di fare di più per le periferie del mondo e per i luoghi dove alberga la sofferenza o dove c’è maggior bisogno di conforto spirituale”. Una scelta avallata dal cardinale Crescenzio Sepe e anche dal Santo Padre, che ha esternato il suo compiacimento dopo aver appreso la notizia. “Mi ha dato la sua benedizione per interposta persona – racconta ancora il sacerdote maranese – rallegrandosi per la scelta compiuta. Anche il cardinale Sepe mi ha manifestato la sua approvazione e vicinanza. La situazione di Poggioreale è quella che tutti conosciamo. E’ un momento particolare e non è certo facile trovare sacerdoti disposti a svolgere questo particolare tipo di servizio. Mi appresto ad affrontare questa nuova esperienza con serenità d’animo, confidando nell’aiuto del Signore, e con la consapevolezza di aver fatto il possibile per la mia comunità ecclesiastica. Lascio la parrocchia in mani più che valide, quelle di don Luigi Merluzzo, già da tempo co-parroco di San Castrese”. Qual è il bilancio di questi 34 anni di attività? Momenti difficili, rimpianti e gioie. “Abbiamo fatto tanto in questi anni. Sono diventato parroco a 27 anni e in tutto questo tempo ci siamo impegnati per allestire iniziative e attività che potessero avere ripercussioni positive sulla vita delle famiglie e dei giovani del territorio: la Casa della Gioia, le attività con il Sermig, il Centro sociale, la Caritas e tanto altro. Momenti difficili li ho vissuti soprattutto all’inizio, nei primi anni Ottanta, quando mi capitava di celebrare spesso esequie per fatti di sangue. Marano è cambiata molto nel corso degli anni: prima era paese, che aveva i suoi limiti ma anche una sua identità. Poi si è trasformata in una realtà diversa, con ambizioni e iniziative da cittadina vera. Sono stati anni positivi, oggi invece viviamo una situazione di stallo. Non c’è l’attaccamento verso la comunità o il proprio paese. Ognuno pensa soltanto al proprio orticello. Insomma manca quello spirito, quell’unità di intenti che ho riscontrato durante il mio ultimo viaggio negli Stati Uniti. E’ una situazione, quella attuale, divenuta più complessa anche a causa delle difficoltà generali di carattere economico”. Per ben 10 anni don Giovanni ha rivestito anche il ruolo di decano dei parroci dell’hinterland. Proprio sul finire di quell’esperienza, si è imbattuto nella vicenda che ha visto protagonista don Franco De Vivo. “E stato un momento difficile, devo ammetterlo, anche e soprattutto sotto il profilo umano”.

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