È De Luca che deve ringraziare i giuglianesi altro che Padreterno

Questa settimana sono successe tante cose. Non sapevo di che scrivere. Così ho fatto un sondaggio. Sono uscite fuori idee interessanti. Alla fine ho deciso di parlare di tutto.

Il Presidente De Luca rispondendo a una domanda di TELECLUBITALIA ha detto che i giuglianesi “dovrebbero ringraziare il Padreterno perché finalmente si tolgono le ecoballe”. 

Premessa. De Luca ha il merito di aver preso una decisione e di aver trovato i soldi per togliere quelle balle di lì. Epoca Renzi. Altri le avrebbero lasciate a marcire per secoli. Detto questo, ha dimostrato, anche lui, di non aver capito il nostro dramma. Per vari motivi.

Il primo è semplice: sono De Luca e tutti i campani a dover ringraziare i giuglianesi. Siamo noi che ingioiamo rifiuti da due decenni permettendo alla Campania di essere pulita. Il ciclo dei rifiuti si regge su Giugliano, Acerra e Caivano all’80%. De Luca pensa di averci fatto un piacere. Siamo noi, invece, ad averlo fatto alla Campania. Poi, come al solito, non abbiamo avuto nulla in cambio. Vedere arrivare un nuovo impianto e andare via la Leonardo è un po’ la sintesi di come siamo messi male.

Insomma qualcuno dovrebbe spiegare a De Luca che non ha di fronte i soliti “galli sulla munnezza” pronti a costruirsi carriere su qualsiasi protesta. Qui c’è una popolazione che tutte le estati tra roghi e miasmi non può aprire le finestre. Meritiamo un minimo di rispetto.

In alternativa può sempre fittarsi un appartamento a Ponte Riccio: vediamo se ringrazia il Padreterno o bestemmia tutti i santi del calendario, quando la notte per la puzza non si dorme. Perché se la sua Arpac, non io, ha definito quella zona “satura” non penso sia stata un’idea geniale costruire un nuovo impianto proprio lì.
Detto ciò un minuto di vergogna per tutti i politici che non hanno alzato un dito contro l’inceneritore, non hanno fatto mai nulla contro i roghi ed ora si ergono a capipopolo a difesa del territorio. Siete pupazzi puzzolenti (semicit.).

Elezioni: Giugliano assente nel dibattito

Siamo alla vigilia dell’ultima settimana di campagna elettorale. Di fatto per noi la prima. Sino ad oggi si è visto pochissimo. Giugliano è stata molto assente dal dibattito. Perché sono state assenti le periferie. C’è una Italia che vive ai margini di cui nessuno pare importarsene.
L’unica risposta sembra essere il reddito di cittadinanza. Una postpay per fare la spesa. Un po’ come il papà che dà la paghetta al figlio in difficoltà. A noi servono diritti e lavoro non paghette. Il reddito può tamponare, ma a lungo andare rende una parte della popolazione solo un flaccido bacino elettorale senza ambizioni.

A Giugliano oltre 5000 persone prendono il reddito. Se in una città come la nostra una famiglia su dieci porta il sussidio a casa, il problema non è dei singoli ma della comunità.
Va aiutata la città. Nessuno in questa campagna elettorale dei tanti candidati ha parlato di ciò che necessita il nostro territorio. Un “patto per Giugliano”: una serie di norme per dare risorse e strumenti a questo territorio. In nessuna parte d’Europa una città di 120.000 abitanti è lasciata sola a se stessa come accade da noi. Siamo noi la periferia di Napoli. Siamo noi la sua vera frontiera. Siamo noi ad aver bisogno di una mano. Ed invece sia gli investimenti del “Patto per Napoli” che la metropolitana si fermano a Scampia. Tutto ciò è assurdo, è anacronistico. Se avessero chiuso una scuola a Scampia sarebbe successo il finimondo. Loro sono almeno una periferia “simbolo”. Noi neanche quello.

I 400 anni di San Giuliano

Abbiamo festeggiato i 400 anni di San Giuliano. Una settimana ricca di cose. Molto interessanti e ben organizzate. Anche noi abbiamo fatto la nostra parte. Giovedì abbiamo organizzato un convegno con gli ex sindaci per parlare di identità. Io penso sia questo il nostro primo problema: capire chi siamo, cosa siamo e dove dobbiamo andare. Sono decenni che da queste parti manca una visione. Manca un’idea di sviluppo della città.
Il convegno è stato molto partecipato. C’erano tante belle teste pensanti. Docenti universitari, politici, società civile. Dovremmo partire da qui. Mettere da parte una stagione di litigi e divisioni. Trovare un obiettivo comune. La nostra identità.
Una cosa è certa. Siamo un insieme di periferie. La sfida dovrebbe esserle unirle in un progetto comune. Per ora ad unirci è solo la puzza e l’asse mediano. Se non troviamo presto altro ci sgretoleremo nella città metropolitana e la grande Giugliano sarà solo un ricordo.

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