E’ guerra, primi bombardamenti Usa contro l’Isis a pochi passi dall’Italia

Per la prima volta dalle operazione del 2011 che portarono alla caduta di Muammar Gheddafi, i caccia-bombardieri Usa sono tornati a bombardare la Libia. L’obiettivo: postazioni dell’Is. La conferma dell’intervento americano – autorizzato dal presidente Barack Obama, in seguito a consultazioni con il segretario alla Difesa, Ashton Carter, e con il capo dello Stato maggiore congiunto, Joseph Dunford – arriva dal portavoce del Pentagono, Peter Cook, il quale sottolinea che l’intervento militare punta a negare all’Is ‘paradisi sicuri’ in Libia.

Altri bombardamenti, ha poi spiegato Cook, continueranno a prendere di mira l’Is a Sirte (città natale di Gheddafi che le milizie jihadiste controllano da giugno 2015), per consentire al governo di unità libico di “compiere un’avanzata decisiva e strategica”. L’azione è stata effettuata su richiesta del Consiglio presidenziale del governo di concordia nazionale che ha sede a Tripoli, ed è presieduto dal premier Fayez al-Serraj. A maggio il premier libico aveva chiesto aiuto all’Onu.

Sarraj: “Intervento Usa limitato nel tempo”. Sarraj ha rivelato che il suo governo aveva chiesto un “sostegno diretto agli Stati Uniti per effettuare raid aerei contro l’Is a Sirte”. Ha ribadito poi la sua posizione ufficiale che “rifiuta ogni tipo di ingerenza straniera senza mandato o autorizzazione del governo di intesa nazionale”. Nel suo discorso in tv, il premier libico ha precisato che “i caccia americani hanno effettuato raid aerei contro l’Is a Sirte in coordinamento con la Operation Room dell’operazione al Bonyan al Marsous”. “L’aviazione Usa – ha spiegato Sarraj – ha colpito alcune postazioni del Califfato, infliggendo pesanti perdite”. Questo “aiuto solo aereo – ha sottolineato – sarà limitato ad un lasso di tempo ben determinato, sempre nell’area dove Daesh ha la sua roccaforte libica, Sirte e la sua periferia”. Ma, ha precisato, “non ci saranno presenze militari Usa sul terreno”.

Il retroscena. La caduta di Sirte, 450 chilometri a est della Capitale, sarebbe un duro colpo per l’organizzazione terroristica, che ha inoltre dovuto fronteggiare una serie di pesanti battute d’arresto in Siria e in Iraq.

La battaglia per Sirte è costata finora la vita a 280 combattenti filo governativi, i feriti sono stati  oltre 1.500. Le forze alleate con il governo di accordo nazionale sono composte principalmente da milizie della libia occidentale create durante la rivolta del 2011 che ha portato alla caduta di Gheddafi.

Il governo di accordo nazionale è il frutto di un’intesa per la condivisione del potere mediata dalle Nazioni Unite e raggiunta a dicembre, ma di fatto deve essere ratificata dal parlamento eletto libico nel lontano est del Paese.

fonte: La Repubblica

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