Si è spento all’età di 98 anni, Eugenio Scalfari, simbolo del giornalismo italiano del secolo scorso. È stato il fondatore del quotidiano La Repubblica – che oggi ne annuncia la triste notizia – e contribuì, con altri, a fondare il settimanale L’Espresso.
È morto Eugenio Scalfari, aveva 98 anni
Nato a Civitavecchia, Scalfari è stato anche deputato tra 1968 e 1972 — eletto come indipendente, nelle liste del PSI — e ha partecipato alla nascita del Partito Radicale. Nel corso degli anni, ha scritto anche per il Mondo e l’Europeo.
Iscrittosi dapprima presso il Liceo Mamiani di Roma, sarà poi al liceo classico G.D. Cassini di Sanremo, dove intanto s’era trasferito con la famiglia per via del lavoro del padre, chiamato a svolgervi l’attività di direttore artistico del locale Casinò, nel quale compirà fino alla fine il suo ciclo di studi liceali, avendo come suo compagno di banco il futuro scrittore Italo Calvino.
Nel 1950 si sposa con la figlia del giornalista Giulio De Benedetti, Simonetta, morta nel 2006, dalla quale ha avuto le due figlie Enrica e Donata. Dalla fine degli anni settanta Scalfari è sentimentalmente legato a Serena Rossetti, già segretaria di redazione de L’Espresso (e poi di Repubblica), che sposerà dopo la scomparsa della moglie Simonetta.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale entra in contatto con il neonato Partito Liberale Italiano, conoscendo giornalisti importanti nell’ambiente. Nel 1950, mentre lavora presso la Banca Nazionale del Lavoro, diventa collaboratore, prima a Il Mondo e poi a L’Europeo, di due personalità che spesso richiama nei suoi scritti: Mario Pannunzio e Arrigo Benedetti. Ricorderà poi, con orgoglio, di essere stato licenziato dalla BNL per una serie di articoli sulla Federconsorzi non graditi alla direzione. Nel 1955 partecipa all’atto di fondazione del Partito Radicale. Nello stesso anno nasce il settimanale L’Espresso: Scalfari è direttore amministrativo e scrive articoli di economia.
Nel 1963 somma la carica di direttore responsabile de L’Espresso a quella di direttore amministrativo. Il settimanale arriva in cinque anni a superare il milione di copie vendute. Il successo giornalistico si fuse con il piglio imprenditoriale, dato che Scalfari continuò a gestire anche la parte organizzativa e amministrativa.
La nascita de La Repubblica
Nel 1976 Scalfari fonda il quotidiano la Repubblica, che debutta nelle edicole il 14 gennaio di quell’anno. L’operazione, attuata con il Gruppo L’Espresso e la Arnoldo Mondadori Editore, apre una nuova pagina del giornalismo italiano. Il quotidiano romano, sotto la sua direzione, compie in pochissimi anni una scalata imponente, diventando per lungo tempo il principale giornale italiano per tiratura.
Scalfari, padre del quotidiano la Repubblica e della sua ascesa editoriale e politico-culturale, abbandona il ruolo di direttore nel 1996, dopo che già da tempo aveva ceduto, insieme a Caracciolo, la proprietà a Carlo De Benedetti; gli subentra Ezio Mauro. Non scompare dalla testata del giornale, poiché continua a svolgere il ruolo di editorialista dell’edizione domenicale. I suoi editoriali sono entrati oramai nella consuetudine del giornale, tanto da essere soprannominati – anche per la loro lunghezza – “la messa cantata della domenica”.