Edilizia e camorra, arrivano gli avvisi di conclusione delle indagini per quaranta tra imprenditori, tecnici, politici e prestanome. Tra loro anche Biagio Iacolare, vicepresidente del Consiglio regionale, indagato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Dda di Napoli e che ha portato all’arresto di Antonio, Luigi, Benedetto e Domenico Simeoli, tutti a capo di un impero immobiliare che sarebbe riconducibile al clan Polverino. Il filone di indagine, partito nell’ottobre del 2013, si è sviluppato attraverso vari passaggi: dagli arresti dei colletti bianchi della camorra maranese al sequestro di numerose cooperative edilizie, supermercati e altre attività commerciali.
Una delle società finite nel mirino della Procura è la Edil San Rocco srl, amministrata fin dal 1990 da Biagio Iacolare, 52 anni, maranese doc e da sempre vicino alle istanze politiche di Ciriaco De Mita. Iacolare – secondo le ipotesi investigative – avrebbe contribuito, per la propria parte e in qualità di amministratore della cooperativa, alla realizzazione di un disegno criminoso teso a favorire il clan di Giuseppe Polverino, alias Peppe ‘o barone, agli arresti dal marzo del 2012. Il nome di Iacolare compare anche in alcune intercettazioni ambientali, raccolte nel carcere di Secondigliano, dove fino a qualche mese erano reclusi Benedetto, Luigi e Antonio Simeoli. “Spero si faccia chiarezza quanto prima – spiega Iacolare – I miei legali si sono già attivati per recuperare gli atti giudiziari. Confido nella magistratura, ma farò di tutto per tutelare il mio nome ma soprattutto l’equilibrio, la serenità di mia moglie e dei miei figli, che stanno vivendo un difficile momento”.
Tra gli indagati figurano anche alcuni tecnici ed ex dirigenti del Comune di Marano: Armando Santelia, Angelo Napolitano, Raffaele Perna e Gianluca Buonocore. E ancora: quello di Giovanni Gala, ex commercialista della Sime costruzioni, la società leader nel settore fondata da Antonio Simeoli, e una miriade di prestanome. Con la notifica della chiusura delle indagini preliminari, gli indagati potranno ora esercitare la facoltà di accedere al fascicolo dell’inchiesta, di essere ascoltati dai magistrati inquirenti e di presentare un memoriale difensivo. Per loro si potrebbe profilare un rinvio a giudizio o un non luogo a procedere, che sarà comunque stabilito in sede di udienza preliminare. I rapporti criminali, gli intrecci, le speculazioni edilizie compiute nei comuni a nord di Napoli e le ingerenze nella pubblica amministrazione sono state svelate, nel corso degli ultimi anni, anche grazie al racconto di numerosi collaboratori di giustizia: uomini di punta dei clan Polverino e Mallardo, che hanno raccontato ai magistrati dei rapporti – consumatisi nell’arco di un ventennio – tra gli esponenti della famiglia Simeoli e l’organizzazione criminale che fa a capo a Giuseppe Polverino.
Quella sui Simeoli e sul business dell’edilizia non è l’unica inchiesta della magistratura o operazione imprenditoriale che sta facendo discutere o che tiene con il fiato sospeso politici e imprenditori del territorio. Su tutte la vicenda dell’ampliamento del cimitero di Marano, i cui lavori sono gestiti da una ditta, la Mastromimico di San Cipriano d’Aversa, da tempo in regime di amministrazione giudiziaria e con i titolari accusati di essere legati al clan dei Casalesi. E infine la maxi operazione dell’area per gli insediamenti produttivi, con un appalto vinto – come accaduto a Lusciano – dalla società di proprietà della famiglia Cesaro.