Prima vittima tra i bambini affetti da epatite acuta: la segnalazione è arrivata direttamente dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). I casi riconosciuti di epatite acuta infantile di origine sconosciuta continuano ad aumentare: attualmente, sono almeno 169 confermati in 11 Paesi.
Prima vittima di epatite acuta infantile
I casi di epatite acuta infantile continuano a destare preoccupazione: come segnalato dall’Oms, c’è stata la prima vittima. I primi casi sono stati rilevati nel Regno Unito e sono in aumento: 169 quelli confermati in 11 Paesi, uno dei quali è stato fatale.
Prettamente, i bambini che sono stati contagiati si trovano in Europa, ad eccezione di nove confermati negli Stati Uniti e 12 in Israele: la maggior parte dei casi è stata registrata nel Regno Unito, dove se ne contano 114, seguito dalla Spagna, con 13 casi, e da Israele, Stati Uniti, Danimarca, Irlanda, Paesi Bassi, Italia, Norvegia, Francia, Romania e Belgio.
La situazione in Italia
Sono invece ricoverati all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo i due bambini, rispettivamente di 11 e 6 anni, colpiti da epatite acuta di eziologia ignota. Il primo ha avuto la necessità di un trapianto.
Al 22 aprile sono giunte in totale 11 segnalazioni che fanno riferimento a pazienti di età pediatrica individuati in diverse Regioni italiane (Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Sicilia, Toscana e Veneto) affetti da epatite: questo è quanto viene descritto nella nuova circolare diffusa il 23 aprile dal ministero della Salute.
La situazione è monitorata in tutta Italia: l’obiettivo è quello di monitorare i casi in questo momento in trattamento in tutta Italia, se siano maggiori rispetto agli anni passati o se addirittura si stia verificando un incremento anomalo.
Le dichiarazioni dell’Oms
L’Oms ha spiegato quale sia lo scenario attualmente presente: “I pazienti affetti da epatite acuta hanno un’età compresa tra 1 mese e 16 anni; 17 (circa il 10%) hanno richiesto un trapianto di fegato”. L’adenovirus è stato rilevato “in almeno 74 casi”, 18 dei quali colpiti dal sierotipo 41. Sars-CoV-2 è stato identificato in 20 casi di quelli testati. Inoltre, 19 avevano una coinfezione da Sars-CoV-2 e adenovirus.
“Non è ancora chiaro se si sia verificato un aumento dei casi di epatite o un aumento della consapevolezza. Mentre l’adenovirus è un’ipotesi possibile, le indagini per identificare l’agente eziologico sono in corso” conclude l’Oms.