Faida di Scampia, ergastoli ai capi della Scissione

Napoli. Ergastolo per i presunti killer (in attesa che la sentenza diventi definitiva) che diedero inizio alla faida di Scampia, che avrebbe provocato una sessantina di omicidi in soli tre mesi. Sono stati i giudici della corte di assise appello a confermare la condanna del carcere a vita a carico di Raffaele e Francesco Abbinante, ma anche di Vincenzo Pariante, vale a dire i cosiddetti boss scissionisti che nell’autunno del 2004 gettarono il guanto di sfida contro Cosimo Di Lauro, all’epoca reggente del clan paterno, quello del famigerato Ciruzzo o milionario.

I tre imputati avevano chiesto di essere giudicati con il rito abbreviato e furono condannati in primo grado all’ergastolo. Ieri è arrivata la conferma in appello, a chiudere in modo quasi definitivo il processo a carico dell’ala scissionista della camorra di Secondigliano. Un episodio rimasto scolpito negli annali della cronaca nera cittadina, quello per il quale ieri è stata emessa la sentenza di condanna in appello.

Era il 28 ottobre di dodici anni fa quando un’auto speronò una moto in via Vicinale Cupa dell’Arco, nel feudo dell’allora latitante Paolo Di Lauro. A terra rimasero Fulvio Montanino e Claudio Salierno, che furono uccisi in modo brutale. Obiettivo dell’agguato era Montanino, amico di Cosimo Di Lauro, il reggente del clan contro il quale c’era stata la scissione dei vecchi consociati al potere di Paolo Di Lauro.

Ad uccidere Montanino, secondo la ricostruzione di alcuni pentiti, furono Abete e Mauriello (attualmente in attesa della sentenza di primo grado, dopo aver scelto il rito ordinario), che colpirono Montanino col calcio della pistola, prima di finirlo a colpi di arma da fuoco. Fu l’inizio della guerra, la nascita degli scissionisti.

Immediata la risposta, con Cosimo Di Lauro che avrebbe mandato a sparare in un circoletto delle case celesti (da quel momento roccaforte degli scissionisti) per ritorsione. Un episodio finito agli atti di questo processo, ma che non ha trovato conferma in fase di giudizio, dal momento che Cosimo Di Lauro ieri è stato assolto dall’accusa di essere il mandante della rappresaglia (nella quale venne ferito un inserviente del circolo ricreativo).

Difeso dai penalisti Saverio Senese e Vittorio Giaquinto, Cosimo Di Lauro incassa un’assoluzione che cancella la condanna in primo grado a cinque anni di reclusione. Una sentenza, quella di ieri pomeriggio in appello, che conferma le indagini condotte in primo grado dal pool anticamorra della Dda di Napoli (guidato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice), con i pm Stefania Castaldi e Maurizio De Marco.

Ora l’attenzione si sposta sul processo di primo grado che vede a giudizio gli altri presunti boss dell’ala scissionista, ritenuti comunque mandanti del duplice omicidio Montanino-Salerno. Il prossimo 25 ottobre è prevista la requisitoria del pm Castaldi, mentre pochi giorni fa è stato l’imputato Vincenzo Notturno ad ammettere le proprie responsabilità.

fonte: Il Mattino 

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