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False residenze dei brasiliani a Villaricca, assolto dalla corruzione e scarcerato il vigile urbano

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Si è concluso con diverse condanne il processo a carico di dipendenti del Comune di Villaricca, di un vigile urbano e di due cittadini brasiliani, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e falso in atto pubblico.

False residenze dei brasiliani a Villaricca, assolto dalla corruzione e scarcerato il vigile urbano

Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe alterato il regolare svolgimento delle procedure per il riconoscimento della residenza al fine di consentire a cittadini stranieri, che non ne avevano diritto, di ottenere la cittadinanza italiana.

Tra gli imputati, Antonio Amato, vigile urbano, 66 anni, di Villaricca, era stato accusato di associazione a delinquere, corruzione e falso ideologico. Difeso dall’avvocato Luigi Poziello del Foro di Napoli Nord, il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Napoli Nord ha revocato nei suoi confronti la misura cautelare degli arresti domiciliari, restituendogli la libertà senza alcun vincolo.

Il processo, celebrato con rito abbreviato, ha visto diverse condanne: Silmara Fabotti, cittadina brasiliana, condannata a 4 anni e 2 mesi di reclusione (il pm aveva chiesto 5 anni e 10 mesi); Flavio Alan Yogui, anch’egli brasiliano, condannato a 2 anni e 10 mesi (richiesti 3 anni e 4 mesi, pena ridotta grazie alla collaborazione con la giustizia); Alessio De Rosa, condannato a 4 anni e 2 mesi (contro una richiesta di 5 anni e 6 mesi); Alessandro Di Vivo, condannato a 4 anni e 2 mesi (il pm aveva chiesto 5 anni e 4 mesi); Antonio Amato, assolto dall’accusa di corruzione “per non aver commesso il fatto” ma condannato a 2 anni e 8 mesi (il pm aveva richiesto 4 anni e 10 mesi); Antonio Opera, condannato a 1 anno e 4 mesi con pena sospesa, dopo essere stato assolto dal reato di corruzione (richiesta iniziale di 5 anni di reclusione).

L’inchiesta aveva portato allo smantellamento di un sistema che, secondo l’accusa, permetteva a cittadini brasiliani facoltosi di ottenere la residenza in Italia e successivamente il passaporto europeo attraverso documentazioni irregolari. Il caso ha sollevato molteplici interrogativi sulla gestione delle pratiche di cittadinanza e sulle responsabilità delle amministrazioni locali nel controllo delle procedure burocratiche.

Il verdetto del processo segna un’importante tappa nella lotta contro le pratiche illecite legate al rilascio della cittadinanza italiana e sottolinea la necessità di maggiore trasparenza e rigore nelle verifiche amministrative.

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