Trent’anni, il massimo della pena, è quanto ha chiesto il pm antimafia di Napoli Maurizio De Marco per i presunti assassini di Gelsomina Verde, ragazza di soli 21 anni uccisa nel 2004.
Gelsomina Verde: chiesto il massimo della pena per i suoi presunti assassini
L’omicidio avvenne nel corso della prima faida di Scampia. Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi, alias «o Vichingo», sono stati arrestati quasi 20 anni dopo il 27 luglio del 2023.
La 21enne fu uccisa con tre colpi di pistola alla testa e bruciata nel novembre del 2004. Solo ieri, a distanza di 19 anni, sono stati individuati e arrestati i suoi killer ed oggi – grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia – emergono nuovi inquietanti dettagli su quell’esecuzione.
La ragazza, estranea alle dinamiche dei clan di Scampia e colpevole solo di essere la fidanzata di Gennaro Notturno, ritenuto uno dei protagonisti della scissione dal clan Di Lauro, fu uccisa proprio perché non volle rivelare dov’era nascosto il compagno.
Quando fu ordinato l’omicidio
A deciderlo Cosimo Di Lauro in un summit a casa sua insieme ai fratelli Marco e Ciro e a Giovanni Cortese e Ugo de Lucia, capo di uno dei gruppi di fuoco del clan. Secondo quanto dichiarato da Salvatore Tamburrino (collaboratore di giustizia che ha permesso anche la cattura, dopo anni di latitanza, di Marco Di Lauro), fu Cosimo a fare il nome di Gelsomina perché poteva dare informazioni sul compagno. “Uccidetela ma cercate di non fare casino”, disse a De Lucia insieme ai fratelli.
Le cose però non andarono così e quando Marco Di Lauro apprese la notizia al telegiornale che Gelsomina non solo era stata uccisa ma addirittura bruciata nella macchina, mandò a chiamare infuriato Ugo de Lucia. Tamburrino lo trovò con i capelli radi perché le fiamme che avevano bruciato la ragazza lo avevano raggiunto al volto. “Fu per colpa del cugino Luigi”, racconta il pentito.